Un lungo articolo pubblicato su Giap ripercorre la storia della vertenza Italpizza.
«Giungere ad un punto che è l’ABC dei diritti dei lavoratori, dopo una tale conflittualità, che è stata posta in essere fin dall’inizio dalle aziende in questa città, è un elemento che giudichiamo pericoloso.» Eleonora Bortolato, sindacalista, 11 dicembre 2018
Se c’è stato un elemento irrinunciabile per gli affari e per gran parte del sistema produttivo del Paese a cavallo fra gli anni Dieci e gli anni Venti del nuovo secolo, è stato senza dubbio il silenzio. Dal caporalato bracciantile nei campi di mezza Italia, passando da Saluzzo a Borgo Mezzanone, dalle morti di Soumaila Sacko e Adnan Siddique, fino ai distretti industriali del Nord, la geografia economica del paese sembra aver seguito grosso modo lo stesso pattern, quello di una filiera agroalimentare di cui si conosce poco o nulla e che sguazza nell’opacità, scaricando tutto il peso della concorrenza sulle spalle dei lavoratori. Torniamo all’alfabeto, all’ABC, a ciò che nonni e bisnonni conoscevano e ri-conoscevano in termini elementari, nella semplice formula del «No allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo». Da sempre, ovunque si sia ripresentata questa condizione, lo sfruttamento ha viaggiato, giorno e notte, in coppia col suo principale alleato: il silenzio, appunto. L’omertosa apatia del piccolo trambusto quotidiano. È esattamente questo l’ambiente ideale a far correre gli affari e nutrire l’insaziabile sete di profitto: un clima aconflittuale e sostanzialmente privo di qualsivoglia voce critica. Così può capitare che, nell’Italia del 2020, anche la parola si faccia pericolosa, persino in territori che amano autodefinirsi e autoincensarsi come “progressisti” e “democratici”. Ne è un esempio quel che si legge in un comunicato della Casa del popolo Spartaco di Correggio:
«Ad un anno dalla partecipazione come Casa del Popolo Spartaco, insieme con altre realtà, associazioni, partiti e sindacati, alla campagna di “consumo consapevole” in solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori di Italpizza, ci è stata “recapitata” una querela per diffamazione aggravata, per un video da noi girato che documentava un volantinaggio davanti ad un supermercato.»
Immagine da Wikimedia.
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