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La finanziarizzazione dell’esistenza

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In un articolo pubblicato su Il Tascabile, Andrea Daniele Signorelli spiega il fenomeno della cosiddetta tokenizzazione, indagando il rapporto di giovani e meno giovani con la finanza e le nuove tecnologie a essa connesse.

Da Gordon Gekko a Jordan Belfort di The Wolf of Wall Street, abbiamo sempre associato il trading finanziario a gessati, champagne, sigari, yacht. Un’estetica da parvenus che ben si accosta al concetto di “soldi facili” che il mondo della speculazione inevitabilmente richiama. Eppure sono ancora in pochi a farsi attrarre dalle sirene della finanza: secondo una ricerca del 2019 dell’università di Gent, solo il 4,5% delle famiglie italiane investe direttamente sul mercato azionario. In Spagna e in Germania si sale sopra il 10%. Le cose sono abbastanza diverse negli Stati Uniti, dove uno studio Gallup del 2016 ha rivelato che il 52% delle famiglie statunitensi investe sul mercato azionario.

La propensione all’investimento varia sensibilmente in base al reddito, ma ance in base all’età: i nuovi strumenti finanziari, come criptovalute, token e NFT, sembrano interessare soprattutto la cosiddetta generazione Millennial. C’è chi, come il venture capitalist Rex Woodbury, ha provato a tracciare un collegamento fra questo fenomeno, in netta crescita anche durante la pandemia, e quello delle cosiddette “Grandi Dimissioni”, sottolineando che le grandi generazioni sono più ciniche riguardo le possibilità di una carriera tradizionale, di cui cercano di riscrivere le regole in maniera anche radicale.

Sempre Woodbury racconta l’esperimento dell’aspirante tecnoimprenditore Alex Masmej, 23 anni. Non avendo il denaro necessario per trasferirsi da Parigi alla Silicon Valley e inseguire i suoi sogni, “ha fatto qualcosa a cui pochi avrebbero pensato. Si è tokenizzato. Vale a dire che ha creato uno strumento finanziario noto come ‘social token’, una forma di criptovaluta il cui valore ruota attorno a una persona che vende quote di se stessa. Da contratto, oltre a ricevere benefit di vario tipo (retweet, conversazioni private, ingresso nel suo network professionale, ecc.), i possessori della criptovaluta $ALEX riceveranno il 15% del reddito di Masmej per i prossimi tre anni, con un massimo complessivo di 100mila dollari”.

In questo modo, Masmej ha raccolto 20mila dollari in cinque giorni e ha potuto trasferirsi a San Francisco, dove ha lanciato la sua startup ShowTime (un social network ovviamente tutto a base di criptovalute, NFT, ecc. ecc.). Invece di raccogliere soldi dagli investitori, Masmej ha trasformato se stesso in una forma di investimento. “Come parte del progetto $ALEX, Masmej ha inoltre progettato una componente chiamata ‘Control my life’”, scrive ancora Woodbury. “I possessori del token potevano votare le sue scelte di vita: se dovesse correre 5 chilometri al giorno, smettere di mangiare carne rossa, svegliarsi alle 6 del mattino. Dal momento che avevano puntato sul suo successo, Masmej avrebbe seguito i loro ordini” (Masmej ha spiegato di aver considerato tutto ciò “un esperimento divertente”).


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