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La NASA sta esaurendo le scorte di plutonio: problemi, proposte e soluzioni

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Su suggerimento di @Ander Elessedil.

Philae, il lander dell’ESA atterrato sulla cometa Churyumov-Gerasimenko, è entrato in ibernazione dopo circa 60 ore dall’accometaggio. Uno dei motivi del fatto, oltre all’essersi andato a incastrare chissà dove, è che l’ESA non ha mai sviluppato un programma di produzione di energia per sonde, satelliti e rover spaziali basato su isotopi radioattivi.
Al mondo solo americani e russi hanno percorso questa strada, il che ha permesso la progettazione e l’esecuzione di missioni pluri-decennali, vedi le sonde Voyager ancora attive oggi in zone lontane dai benefici raggi solari.
Ma, per quanto riguarda la NASA, c’è un però. Da quando è cessata la produzione di bombe atomiche non si produce più il plutonio necessario e ora ne restano 35kg a disposizione, sufficienti solo per una manciata di missioni. Non è semplice correre ai ripari e Alexandra Witze, editorialista di Nature, ne racconta alcuni, fra cui in particolare il progetto di ricavare plutonio da combustibile nucleare esausto ai laboratori di Oak Ridge, Tennessee, a partire dal 2021. Al ritmo di 1,5kg/anno. Sufficienti per due missioni al decennio, in attesa di qualcosa di più sostanzioso.

 

Immagine da Wikimedia Commons


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