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L’acqua del lago non è mai dolce

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Il Tascabile pubblica la recensione a firma di Veronica Raimo dell’ultimo lavoro della scrittrice romana Giulia Caminito, L’acqua del lago non è mai dolce. Il romanzo racconta l’inquieta giovinezza di Gaia, ragazzina la cui esistenza è tormentata dai gravi problemi economici della sua famiglia e in particolare dalla figura di sua madre.

Le madri ti rovinano la vita pure quando te la salvano.

L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito si apre con una scena che ricorda, anzi vivifica, questa verità. È il rovesciamento di un’immagine che continua a conservare un certo rigore icastico: quella della madre coraggio. L’eroismo di queste madri – figure che attraversano il cinema e la letteratura da sempre, finendo nella collezione di santini femminili – è un miscuglio di ostinazione e fede nel bene, soprattutto di quel bene che dovrebbe coincidere con il riscatto dei loro figli.

Caminito si mette allora dalla parte dei figli, nel suo caso in particolare di una figlia, la voce narrante del romanzo. All’ammirazione che di solito è riservata dal pubblico alle madri coraggio, Caminito sostituisce l’intima inclemenza di un pubblico più viscerale che per anni ha dovuto subire quel coraggio come una minaccia, un’oppressione alla propria identità.

Tutte le vite iniziano con una donna e così anche la mia, una donna con i capelli rossi che entra in una stanza e ha addosso un completo di lino.

Sono queste le prime righe del libro, la donna in questione è Antonia, la madre della protagonista. Da lì parte un lungo incipit che si conclude alcune pagine dopo con questa frase:

E io è come se fossi lì, in piedi, a guardarla dall’angolo della stanza, la giudico e non la perdono.

Donna che affoga, murales acquatico di Hula, da Pinterest


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