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Le importanti primarie in Argentina

Le importanti primarie in Argentina

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A cura di @Luis Burgos

 

Oggi si svolgono le primarie argentine, il primo test nazionale del super anno elettorale. Abbiamo visto l’articolo del Post sul tema, proviamo ad approfondire un po’.

Cosa significa il nome? Primarie Aperte Simultaneamente e Obbligatorie.
Primarie, perché sono competizioni elettorali interne ai partiti per scegliere i candidati che li rappresenteranno il 25 ottobre, quando ci sarà il primo turno.
Aperte perché ogni elettore può recarsi alle urne senza il bisogno di iscriversi o palesare il proprio sostegno a una formazione politica.
Simultanee perché si svolgono lo stesso giorno per tutti i partiti per evitare contaminazioni del voto: a livello nazionale le PASO si svolgono la seconda domenica d’agosto degli anni dispari.

Sul fatto che sono obbligatorie ci sono però delle perplessità: ogni partito è costretto a presentarsi alle PASO se vuole partecipare alle elezioni, anche con un solo candidato, e gli elettori, come per le elezioni vere proprie, non vengono sanzionati nonostante l’obbligo teorico.

Perché si svolgono? il meccanismo delle PASO, come d’altronde ogni provvedimento in materia elettorale preso dal ritorno alla democrazia ad oggi, è nato per forzare lo scontro tra i due partiti tradizionali, l’Unione Civica Radicale e il Partito Giustizialista (o Peronista), e sbarrare la strada all’ascesa di nuove formazioni politiche come la destra di Proposta Repubblicana e la sinistra del Partito Socialista.

Nonostante le intenzioni di ricompattare i due grandi partiti (molto variegati al loro interno, che non presentano un candidatura unitaria dalla drammatica crisi del 2001), dalla prima volta che vennero applicate le PASO nel 2011 ognuna delle anime dei due partiti ha preferito competere separatamente, determinando peraltro il buon risultato del leader socialista Hermes Binner; questa volta potrebbero favorire il candidato di Proposta Repubblicana Mauricio Macrì.

Come si vota? Davanti ai seggi gli elettori riceveranno una busta e verranno condotti in una stanza dove sono posizionati sopra a dei tavoli le schede elettorali, queste schede contengono al loro interno l’intera “offerta” elettorale di una lista che si presenta alle primarie, in ordine: Candidato Presidente, Lista al Parlasur, Lista alla Camera dei Deputati, Candidato Senatore, Candidato Governatore e così via… L’elettore per esprimere il voto non deve applicare nessun contrassegno sulla scheda ma mettere la scheda che contiene la lista che intende votare sulla busta, sigillare la busta e depositarla nell’urna. È permesso il cosiddetto “taglio” della scheda, che consiste eventualmente nel tagliare via dalla scheda il settore che contiene il candidato (o i candidati) non gradito e sostituirlo con un altro dello stesso schieramento o di uno avverso candidato per la stessa carica.
Per votare bisogna aver compiuto 16 anni, il voto però è obbligatorio per la fascia di età compresa tra i 18 e i 70 anni.
Come detto prima i partiti devono fare le primarie anche se hanno un solo candidato, questo perché per partecipare alle elezioni devono raggiungere il 1,5% dei voti validi all’interno della circoscrizione di riferimento.

Quali sono i candidati? 11 partiti competono per le presidenziali ma sono solo tre quelli che hanno reali chance: Il Fronte per la Vittoria, peronismo di sinistra, al governo, candida in solitario il governatore della provincia di Buenos Aires, Daniel Scioli, su di lui alla fine la presidente Fernández ha ceduto, ritirando i candidati a lei più graditi, dopo una serie di sconfitte pesanti dello zoccolo duro del Partito.
L’alleanza oppositrice “Cambiemos“, candida Mauricio Macrì di Proposta Repubblicana, sindaco di città di Buenos Aires, il senatore Ernesto Sanz, presidente di quel che rimane dell’Unione Civica Radicale e la senatrice Elisa Carrió per Coalizione Civica, radicale di sinistra.
Unidos por una Nueva Argentina“, peronismo dissidente, che candida il deputato bonaerense Sergio Massa e il governatore di Cordoba José Manuel de la Sota.
Margarita Stolbizer dell’alleanza “Progressisti” (che comprende il Partito Socialista), Adolfo Rodríguez Saá di Compromesso Federale (peronismo di destra) e la sinistra radicale del Fronte di Sinistra e dei Lavoratori che candida Jorge Altamira e Nicolás del Caño potrebbero condizionare la corsa dei grandi, mentre il resto delle candidature hanno speranze vicine allo zero di superare la soglia del 1,5%.

Si vota anche per le legislative, 130 seggi dei 257 deputati ripartiti tra le 23 province e la città di Buenos Aires: l’assegnazione dei seggi è tramite il metodo D’Hont, 24 seggi dei 72 senatori, 3 per ognuna delle provincie di Catamarca, Chubut, Corboda, Corrientes, La Pampa, Mendoza, Santa Fe e Tucuman, 2 per il primo partito e 1 per il secondo, e 43 rappresentanti argentini al Parlamento del Mercosur: 19 tramite lista nazionale, 1 per ogni provincia e 1 per la capitale.
Le provincie di Buenos Aires, Catamarca, Chubut, Entre Rios, San Juan e San Luis faranno le PASO locali in contemporanea con quelle nazionali.

Chi vincerà? chi all’interno del suo partito arriverà primo e supererà la soglia del 1,5%, certo, ma la sfida, seppur indiretta, è tra Mauricio Macrì e Daniel Scioli.
Daniel Scioli viaggia nei sondaggi con un 35-40%, per lui il successo sarebbe avvicinarsi il più possibile, se non superare, il tetto del 40% (per vincere al primo turno ci vuole il 45% o il 40% con almeno il 10% di distacco) staccando l’avversario il più possibile, tenendo presente che un ipotetico ballottaggio viene percepito come deleterio per il governatore bonaerense.
Macrì dal canto suo viaggia con un 25-30% nei sondaggi, per lui l’asticella del successo è direttamente correlata a quanto arriverà vicino a Scioli, magari superandolo nell’insieme della coalizione. Per Macrì un problema non di poco conto lo rappresenta l’estrema eterogeneità della sua coalizione: molti analisti politici sostengono che gli elettori di Sanz e Carrió potrebbero preferire Stolbizer a lui per il 25 ottobre.
Sergio Massa, che per molto tempo è stato favorito alle presidenziali prima che cominciasse la campagna elettorale, è al 15-20%, insufficiente per vincere ma può ancora esercitare il ruolo di ago della bilancia in vista di un ballottaggio.
La sfida per il Congresso è più che mai aperta: negare la maggioranza alla Camera dei Deputati a Scioli per l’opposizione sarebbe un notevole premio consolatorio.


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