Il Resto del Carlino fa una panoramica dei DIG Awards 2023, premio per i migliori documentari, inchieste giornalistiche e reportage dell’anno trascorso.
Tra i lavori che hanno ricevuto un riconoscimento (lista completa dei vincitori), c’è anche il podcast Cold Front. La serie è stata realizzata dall’inizio della guerra in Ucraina e vede l’impegno di giornalisti d’inchiesta della radiotelevisione pubblica danese DR, in collaborazione con le omologhe aziende pubbliche svedese (SVT), norvegese (NRK) e finlandese (Yle).
L’indagine si concentra sulle operazioni militari e di spionaggio della Russia nei paesi nordici. Il formato scelto dai giornalisti sono audio di circa mezz’ora ciascuno, in lingua inglese (lista delle puntate pubblicate).
Il primo episodio parla tra l’altro del misterioso sabotaggio avvenuto lo scorso anno ai danni dei cavi sottomarini che collegano la costa norvegese con le isole Svalbard (infrastruttura particolarmente strategica in quanto vi passano anche i dati della stazione satellitare presente nel remoto arcipelago). In questo caso i giornalisti autori del podcast hanno consultato i dati AIS (Automatic Identification System) dei trasponder delle navi che erano in zona a ridosso dell’evento, e notato alcuni movimenti che hanno giudicato sospetti da parte di quattro pescherecci russi, uno dei quali sarebbe passato sopra al cavo ben centotrenta volte.
Ma vi sono anche altre storie: l’attacco Tumso Abdurakhmanov, dissidente ceceno che vive in Svezia (attentanto compiuto con un martello per cui sono stati condannati due responsabili); numerose incursioni di navi-spia russe (i giornalisti ipotizzano per censire le infrastrutture svedesi e danesi, nello specifico la posizione delle pale eoliche); la circolazione di una falsa lettera diplomatica sulle reti sociali; l’utilizzo di tecnologie di spionaggio (un captatore IMSI) all’interno dei Paesi nordici per controllare comunicazioni di bersagli politici.
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