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Le tute brutte e il nuovo poverismo

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A cura di @Apollyon.

Rivista studio argomenta sulla riabilitazione delle tute da ginnastica.

La tuta da ginnastica aveva già fatto storcere il naso a Karl Legerfeld che la considerava un segno di sconfitta di chi ha perso il controllo della propria vita. Come però il re dello stile sapeva bene, esiste tuta e tuta, c’è sconfitta e sconfitta: dal comfort un po’ sbracato ma trendy di Nike e Adidas fino alle tute swag aspirazionali di Vetements, di cui solo il pantalone si aggira attorno ai 500 euro. Ma la vera débacle, ovvero quella in poliestere triacetato venduta al mercato a 15 e su Amazon a 20 euro, fino a poco tempo fa non era stata presa in considerazione neanche dal più sgamato “cool hunter”. Eppure, esprit du temps, eccole spuntare lucide e aderenti nelle Stories di rapperini e trappers di tendenza, tute prima immettibili e sfigatissime e ora curioso oggetto di culto del nuovo poverismo metropolitano: Zeus, Givova, Legea sono i nomi di brand sportivi appannaggio fino a oggi quasi esclusivo di serie dilettantistiche di calcio e sport minori a cui forniscono divise bicolori para sovietiche, senza neanche il lusso di essere vintage né tantomeno “un classico”.

Immagine da pxhere.


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