In un articolo su TheSubmarine viene stilato un resoconto sulle numerose proteste degli studenti nelle scuole Italiane dell’anno 2021. Uno dei temi più dibattuti è stata la cosiddetta “cultura del decoro”, che gli studenti sentono lontana dalle proprie esperienze di vita.
A inizio dicembre il Liceo Satta di Nuoro è stato bloccato da una protesta durata diversi giorni, per contestare le regole proposte dalla dirigente scolastica Carla Rita Marchetti in favore di ciò che viene ritenuto “il decoro”. Le norme prevedevano lo stop a piercing e unghie lunghe. Questi vincoli sono stati giustificati dalla dirigenza perché legati alla sicurezza e sono pensati dal dipartimento di Scienze motorie. Tra i motivi della protesta vanno ricordate, però, anche la richiesta di ripristinare la ricreazione — soppressa per ragioni sanitarie — e la volontà di non consegnare i cellulari a inizio giornata, come invece aveva richiesto la dirigente.
Molte delle proteste, tuttavia, si sono concentrate su temi economici e politici e riguardavano l’uso dei fondi del Pnrr:
Il programma di finanziamento per il mondo dell’istruzione prevede lo stanziamento di circa 17 miliardi di euro fino al 2024: tra le priorità avanzate dal governo ci sono la messa in sicurezza dei vecchi edifici, la creazione di scuole 4.0 e l’assunzione di 70 mila nuovi docenti con un “nuovo metodo”, di cui esistono solo ipotesi. Tra le richieste del corpo studentesco, gli investimenti strutturali nell’edilizia scolastica e l’aumento del personale docente dovrebbero avere l’assoluta priorità. Tutti obiettivi portati in piazza dalla manifestazione della scuola dello scorso 10 dicembre, che ha visto studenti e studentesse manifestare a fianco di docenti e personale ATA dei sindacati Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda e Snals.
Un altro argomento sensibile è stato quello dei diritti delle persone trans, su cui l’articolo si sofferma a lungo, ricordando gli episodi della protesta del Liceo Bottoni di Milano.
Pochi giorni dopo è diventata virale la testimonianza di Andrea, uno studente trans del Liceo Cavour di Roma a cui è stata negata la carriera alias. Si tratta della pratica per riconoscere l’identità di genere delle persone trans all’interno della scuola, che vanno quindi chiamate con il nome d’elezione e i pronomi adatti anche nei documenti ufficiali come il registro o i compiti in classe.
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