Il Guardian pubblica un articolo dell’antropologo Marvin Singh, in cui l’autore riassume i contenuti di un suo libro dedicato ai rapporti tra lo sciamanismo e l’uso di sostanze psichedeliche contenute nei vegetali e nei funghi superiori.
La tesi dell’autore è che l’uso di piante e funghi con proprietà psichedeliche è molto meno diffuso nel mondo di quanto si crede nei paesi ricchi, e in buona parte è insorto da pochi secoli e non da tempi immemorabili. Il loro uso è quasi sempre riservato a guaritori locali, gli sciamani, che le adoperano per entrare in contatto con entità soprannaturali e ricevere informazioni che li aiutino a combattere le disgrazie e gli incantesimi di cui sono vittime le persone che si rivolgono a loro. Al contrario, in occidente si è diffusa la credenza che le sostanze psichedeliche possano essere destinate ad un uso terapeutico se usate per trattare persone malate.
A lot of the enthusiasm for investing in psychedelic drugs… stems from an expectation that they will bring “a paradigm shift in the way we think about mental disorders.” Our stories reflect that goal. We portray shamans around the world as psychotherapists and psychopharmacologists. We imagine how we want to use psychedelics and then project those imaginings on to cultures we know little about.
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