Su suggerimento e a cura di @gio
L’11 giugno è scomparso Paolo Leon, professore emerito di Economia Pubblica alla Facoltà di Economia dell’Università Roma Tre e tra i più importanti economisti keynesiani italiani. Nel 2010 era stato tra i firmatari della Lettera degli economisti, un appello ai leader politici italiani e europei promosso da alcuni studiosi italiani che chiedeva un cambiamento negli orientamenti di politica economica per affrontare la crisi. La lettera era stata oggetto di un aspro dibattito con reciproche accuse di ideologia a cui lo stesso Leon aveva preso parte. Nel 2013 il Monito degli economisti apparso sul Financial Times aveva ripreso le tesi della Lettera, alla luce dell’aggravarsi delle conseguenze della crisi e della fase recessiva.
In seguito al voto sulla Brexit e al riaccendersi delle paure e dei timori sul destino dell’Europa, vale la pena rileggere quella Lettera per capire quanto fosse fondata e se e quanto possa ancora offrire un utile spunto di riflessione su quanto stia accadendo e sulle possibili soluzioni.
Simili eventualità ci fanno ritenere che non vi siano più le condizioni per rivitalizzare lo spirito europeo richiamandosi ai soli valori ideali comuni. La verità è che è in atto il più violento e decisivo attacco all’Europa come soggetto politico e agli ultimi bastioni dello Stato sociale in Europa. Ora più che mai, dunque, l’europeismo per sopravvivere e rilanciarsi dovrebbe caricarsi di senso, di concrete opportunità di sviluppo coordinato, economico, sociale e civile.
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