Un articolo del Corriere della Sera riporta e commenta i risultati di uno studio dell’università Bicocca e dell’Ats sulla distribuzione residenziale dei 300 mila stranieri che vivono a Milano, pari al 21,3 % della popolazione.
Secondo lo studio, la struttura sociale, residenziale, urbanistica e scolastica sarebbe definita in maniera quasi totale da un’unica linea di demarcazione: quella del reddito.
I concetti di centro e periferia sono sempre più (e sempre più esclusivamente) sovrapponibili alla scala ricchezza/povertà. Rispetto all’evoluzione delle metropoli statunitensi, che si ripresenta anche in alcuni Paesi europei, in cui la componente etnica assume un peso rilevante fino alla formazione di ghetti, a Milano le comunità straniere (con l’unica eccezione di quella cinese) sono diffuse, sparpagliate, poco concentrate in singole zone. Ciò non significa che non esistano aree con un più o meno definito profilo di ghettizzazione: ma il principio della separazione è la povertà, non l’etnia. Il corpo della metropoli plasmato da un’unico demiurgo: la busta paga.
Una ulteriore peculiarità rilevata rispetto ad altre grandi città europee sarebbe la tendenza della alta e media borghesia a risiedere prevalentemente nel centro cittadino.
«Rispetto ad altre città europee, da un punto di vista socio-economico le classi alte e medio-alte sono molto meno distribuite nella città». Più il reddito è alto, più l’attrazione verso il centro orienta le scelte residenziali: alta e media borghesia, rispetto al resto d’Europa, sono iper-concentrate nel cuore della città e nei suoi immediati dintorni. Il centro viene così ad essere un luogo di «segregazione inversa»: del tutto inaccessibile alle classi svantaggiate, in modo del tutto indipendente dall’origine.
Gli autori dello studio infine avvertono circa il rischio che la polarizzazione economica dei residenti possa accentuare il fenomeno di frammentazione territoriale della città tra centro e periferia.
«Il tema ha una rilevanza cruciale per le politiche locali — concludono i ricercatori — con l’obiettivo di contrastare la crescente polarizzazione nel territorio milanese, nel quale emerge una sempre più evidente frammentazione tra le zone di forte interesse commerciale ed economico e le aree che diventano sempre più periferiche non solo da un punto di vista geografico, ma anche in una prospettiva socio-economica».
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