Natália Trejbalová (Košice, Slovacchia, 1989) è un’artista multimediale. I suoi ultimi film esplorano la percezione individuale delle trasformazioni su scala globale, delle possibili future relazioni interspecie e dei cambiamenti nell’ecosistema planetario attraverso le possibilità della fantascienza e della creazione di mondi speculativi. Il suo ultimo lavoro, Isle of the Altered Sun, è attualmente in mostra da A Promise of Kneropy a Bratislava e sarà proiettato al MUDAM di Lussemburgo.
Partiamo dal titolo del tuo ultimo film, Isle of the Altered Sun: a cosa si riferisce?
Isle of the Altered Sun è ambientato nello stesso mondo del film precedente, About Mirages and Stolen Stones, che si svolgeva in una versione speculativa della Terra, diventata improvvisamente piatta. Isle of the Altered Sun è pensato come un proseguimento moltissimi anni dopo l’appiattimento terrestre, in un futuro distante in cui sono avvenuti altri cambiamenti a livello planetario. In particolare, ho immaginato a un cambiamento nei raggi solari che attraversano l’atmosfera, e quindi anche nei colori che percepiamo.Perché hai deciso di ambientarlo proprio su un’isola?
Perché una delle fonti di ispirazione del lavoro è Galapagos di Kurt Vonnegut, soprattutto per la visione non lineare che dà della storia del pianeta e del genere umano: il passato, il presente e il futuro sono costantemente rimescolati, con un punto di vista distaccato rispetto al presente. Volevo che il film avesse una struttura simile al libro: la storia comincia dopo la catastrofe, che nel tempo viene però rivisitata, ripensata non più come catastrofe ma come uno tra tanti altri eventi che sono accaduti.È un libro che mette anche in discussione l’idea di evoluzione come progresso.
Esatto, noi continuiamo a pensare all’evoluzione del genere umano in termini di continuo sviluppo, o al contrario, di catastrofe: due prospettive che hanno in comune il fatto di essere antropocentriche, mentre l’evoluzione non ha niente a che vedere con il miglioramento della vita umana.
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