Rivista Studio intervista Patrick Winn, giornalista americano autore del libro “Narcotopia”, appena tradotto in italiano da Adelphi.
L’opera descrive lo Stato Wa, una regione del Myanmar che da più di trent’anni è uno stato de facto indipendente non ricosciuto, governato da una giunta militare comunista con molti contatti con la Cina: questo paese montuoso e isolato, abitato prevalentemente dall’etnia Wa, è diventato negli anni uno dei maggiori produttori mondiali di droga, e negli anni ’90 è arrivato a controllare l’85% della produzione mondiale di eroina. La vicenda della giunta Wa si interseca con la lotta alla droga delle autorità statunitensi, che Winn descrive in un ambiente molto meno conosciuto rispetto all’America Latina dei narcos: la DEA (Drug Enforcement Admistration, l’agenzia federale antidroga) e la CIA hanno spesso agito nella regione, ma con strategie a volte opposte e senza grandi successi. Tramite interviste a varie persone coinvolte in questa vicenda, l’autore descrive la storia intricata di un narcostato poco noto ma molto rilevante.
Non c’è un’università nello Stato Wa, molti dei leader dello Stato Wa non sono bravi né a leggere né a scrivere, hanno completato solo la terza elementare ma hanno creato, in sostanza, il loro Paese. Noi possiamo starcene qui seduti e chiamarli signori della droga o branco di montanari o buffoni o in qualsiasi altro modo ma, alla fine, sono riusciti a fare qualcosa di incredibilmente difficile che nessuna persona stupida saprebbe mai realizzare. Il mio codice morale mi dice di non giudicare le persone in base al loro status nella società. Giudica le persone in base a ciò che sono in grado di fare.
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