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Paese di pessimisti

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Su suggerimento di @Erni.

Roberto Bonzio prende le mosse dai dati diffusi il 30 dicembre da WIN/Gallup International, che indicano l’Italia come ultima nella classifica che combina tassi di felicità e ottimismo dei cittadini, per parlare di modelli culturali confliggenti: quelli risalenti agli anni ’50 e quelli portati avanti dalla cultura dei “maker”.

Questa propensione a veder nero nasconde una crisi profonda e irreversibile. Non dell’Italia, che non è affatto votata a una decadenza senza speranza come troppi sostengono. Ma di modelli culturali attraverso i quali, per troppo tempo, troppe persone hanno interpretato il mondo. E che a mio giudizio stanno franando. Questi modelli sono alla base di quello che negli anni Cinquanta un celebre studio di Edward C. Banfield definì familismo amorale e del quale non ci siamo ancora liberati. L’idea cioè di poter favorire con vantaggi di breve termine i membri della propria cerchia, a scapito degli altri, con l’idea che tutti si comportino allo stesso modo. Uno sperpero che in un mondo sempre più Villaggio Globale non ci possiamo più permettere.

Immagine da pexels.

 


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