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Perché l’abuso dell’inglese rischia di uccidere la lingua italiana

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Su suggerimento di @G.

Il sito Libreriamo ha intervistato lo scrittore Antonio Zoppetti, che lamenta un’eccessiva presenza di parole inglesi nel lessico degli italiani.

Il punto non è ammettere i forestierismi (di tutti però: c’è anche francese, spagnolo, tedesco, giapponese…) che possono essere anche una ricchezza e non vanno condannati in sé. Il problema è nel loro numero. Il francese, che ci ha influenzati sin dai tempi di Dante, e poi durante l’epoca delle invasioni, dell’Illuminismo, di Napoleone e della Belle Époque, è stato adattato e assimilato, e oggi nei vocabolari si contano meno di 1.000 gallicismi non adattati (a fronte di un centinaio di ispanismi, un centinaio di germanismi, e per le altre lingue siamo nell’ordine delle decine di parole). L’inglese, in 70 anni, ha prodotto quasi 3.500 parole senza adattamenti, per la maggior parte sostantivi (sono quasi il 5% dei nostri sostantivi).

Immagine da Wikimedia.


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