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Perché l’estate non ci piace più

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Quella che una volta era “la bella stagione” per eccellenza ora è vista in maniera sempre più negativa, come spiega un articolo di Lucysullacultura.

Il cambiamento climatico sta portando estati tendenzialmente sempre più calde, e se già in Europa dobbiamo avere a che fare con ondate di calore e incendi, siccità e alluvioni, in altre parti del mondo la situazione è ancora più drammatica. L’alta temperatura causa maggiori decessi, ma anche senza arrivare ai casi di collasso cardiocircolatorio, aggrava disturbi fisici preesistenti, come diabete o ansia, o quelli psicologici, come l’ansia: alcuni studiosi parlano di depressione stagionale estiva, e la associano a tassi più alti di suicidio. Se già adesso a volte l’orario di lavoro si adatta ai ritmi estivi, in futuro potrebbe rendersi necessario proseguire su questa strada, e cambiare il calendario scolastico. Intanto, il turismo stagionale si sta riorientando, dal mare e dalle città d’arte alla montagna. Una cosa è sicura: le estate del futuro saranno diverse da quelle del passato, in maniera sempre più percepibile.

Alle nostre latitudini l’estate è sempre stato un fuoco con cui si poteva giocare, perché sapevamo non avrebbe bruciato per molto. Un po’ come alcuni abitanti delle zone artiche, che si rifiutano di montare tapparelle alle finestre nonostante d’estate il sole non cali mai, noi approfittavamo anche delle scomodità dell’estate perché sapevamo che presto le avremmo rimpiante.

Se l’estate ora comincia a farci paura è anche per questo. La stagione che un tempo aspettavamo come una fuga dalla realtà, sta diventando la stagione in cui la realtà arriva a presentarci il conto.


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