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Piatti puliti, un ricordo lontano da Genova

Piatti puliti, un ricordo lontano da Genova

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Il Tascabile pubblica un estratto di Circospetti ci muoviamo, libro che raccoglie le riflessioni e i ricordi di diversi autori intorno ai fatti di Genova del luglio 2001.

Lavoro in cucina da un mese e mezzo. Uno dei cuochi più anziani, un commis, pensa che io sia comunista. Lo pensa in base a un ragionamento che ha fatto. Ha notato che ho l’abitudine di comprare il giornale e che ogni tanto esco dalla cucina per una pausa, mi sistemo su un gradino all’aperto e ne approfitto per dare un’occhiata al giornale. Allora il commis passa, apre la porticina di vetro e si affaccia, quindi mi chiede che cosa c’è d’interessante da leggere sul giornale. Io alzo la faccia dalla piega del quotidiano, ma poi rimango muto, perché non so che cosa rispondere. Lui dice che non serve a niente leggere il giornale, tanto tutti rubano e quando i partiti vanno al governo sono tutti uguali, si comportano e fanno schifo allo stesso modo. Mi chiede, ghignando sulla soglia della porticina, se sarò mica un comunista. Gli domando perché, e se per caso la sua ipotesi ha a che fare col giornale che sto leggendo, ma il cuoco divaga, non ha neppure considerato che giornale sto leggendo, se è un quotidiano di destra, di centro o di sinistra, se è locale o nazionale, se chi scrive è Belpietro o D’Avanzo: è il semplice fatto di tenere un giornale in mano a rendermi sospetto. È sufficiente la circostanza a fare di me un comunista. Anche perché questo sfoglio del giornale sotto il sole avviene durante una pausa di lavoro. Come ti viene in mente di leggere il giornale sul posto di lavoro?, sembra chiedermi con le sue piccole iridi azzurre.

 


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