Con l’ attenzione ed autorità sempre crescenti attribuite alla Presidenza degli Stati Uniti nel corso degli anni, è cresciuto l’interesse di conservare i documenti personali degli ex presidenti, per metterli a disposizione degli storici.
Nel 1941 Franklin D. Roosevelt diede inizio, non senza critiche, all’usanza di costruire le biblioteche presidenziali, una combinazione di archivio storico e museo intitolato al Presidente uscente costruito con fondi privati ma mantenuto in perpetuo dalle casse pubbliche (come sede distaccata dei National Archives). Se la finalità archivistica è comprensibile, la natura spesso acritica ed elogiativa della parte museale può lasciare perplessi.
Chiaramente, l’uscita dalla Casa Bianca di Donald Trump e la prospettiva che a sua volta si costruisca un mausoleo celebrativo ha portato alcuni a riconsiderare una tradizione che, a ben vedere, è stata fin dall’inizio molto trumpiana.
Ce ne parla 99% Invisible in uno degli ultimi podcast, disponibile anche in forma scritta e illustrata.
“Presidential libraries are monuments to the vanity of ex-presidents, which is… um… immeasurable?”
— Jill Lepore, Harvard University
Immagine di Randall von Liski
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