Non sapevo che Massimo Troisi (la persona, l’artista) fosse così direttamente e fortemente figlio di quello che chiamiamo, molto genericamente, “il Sessantotto”. Quei movimenti, quelle assemblee nei licei e nelle università, quel parlare e straparlare, e soprattutto quel brodo di coltura (cultura) così disordinato e ambizioso, cinema d’essai, teatro d’avanguardia in salette catacombali, letteratura tutta, psicanalisi molta, e se non bastassero Freud e Jung anche l’antipsichiatria di Laing e Cooper. E ovviamente, per amalgamare il tutto, la politica, che per quei ragazzi – miei coetanei o appena più grandi, Troisi era del 1953 – diventò, per qualche anno, sinonimo della vita. L’ho imparata, questa filiazione culturale così diretta – Troisi figlio del Sessantotto – vedendo il bel film di Mario
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Fonte: il Post Ok Boomer
Ricomincio da dove
3 Ott 2023 • 0 commenti
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