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Scrivere di rock è come fare un’autopsia

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A cura di @ NedCuttle21(Ulm).

Rivista Studio pubblica la recensione, a firma di Andrea Pomella, del libro Killing Yourself to Live: 85% of a True Story, del critico musicale statunitense Chuck Klosterman, pubblicato negli States nel 2005 e riproposto lo scorso agosto in Italia, con la traduzione di Maurizio Bertocci, dalla casa editrice Minimum Fax. Nato da un’idea della rivista musicale Spin, per la quale Klosterman lavora, Killing Yourself to Live: 85% of a True Story è un viaggio esplorativo e meditativo nei luoghi in cui sono morte alcune delle rockstar più famose.

Nel 2003 Chuck Klosterman sale in macchina e inizia un viaggio di ventuno giorni e diecimila chilometri attraverso gli Stati Uniti d’America. Lo fa per una buona ragione: perché Spin, la rivista musicale per cui lavora, gli ha commissionato un reportage sui morti illustri del rock’n’roll. Nel 2003 Klosterman ha trentuno anni, un passato vissuto tra Breckenridge, Minnesota (avete presente quelle cittadine sepolte nella neve in cui la vita si trascina blandamente finché non fa capolino un Lorne Malvo che coinvolge uno sprovveduto assicuratore in un assurdo piano criminale?) e una fattoria del North Dakota, e si è trasferito da appena un anno a New York, dove ha intrapreso la carriera di critico musicale ed esperto di cultura pop.

Immagine da Flickr.


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