Su suggerimento di @Lowresolution
Sul suo blog sul sito dell’Espresso, riprendendo un post di Wu Ming, Alessandro Giglioli cerca di spiegare quale spazio politico occupa il M5S e cosa potrebbe succedere se non ci fosse più.
I voti del M5S sono voti di protesta radicale contro l’establishment, contro l’Europa, i politici e le banche, contro l’impoverimento del ceto medio, la precarizzazione del lavoro e una lunga lista di luoghi comuni gentisti. Giglioli si chiede se i voti al M5S non siano voti sottratti alla nascita dell’ennesima agognata forza alternativa di sinistra.
Si libererebbe davvero lo spazio per una sinistra contemporanea, affrancata dai residuati cognitivi degli anni Settanta, capace di capire le forme nuove della dialettica alto/basso, in grado di rappresentare gli esclusi dalla greppia, di parlare di post-lavoro e di cittadinanza? O al contrario da quelle parti non nascerebbe nulla e il dissenso sociale andrebbe tutto verso un’edizione italiana del Fronte Nazionale o del trumpismo, chissà se capeggiata da Meloni o Salvini? Oppure la democrazia si svuoterebbe definitivamente con un astensionismo oltre il 60 per cento? O ancora prenderebbe il potere un nuovo tycoon carismatico, per ripetere in farsa la tragedia che è stata Berlusconi?
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