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Sempre più a destra

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Su Jacobin Italia, Lorenzo Zamponi riflette sulla caduta del governo Draghi e sugli scenari politici emergenti, discutendo in particolare i nuovi riferimenti del Partito Democratico e la parabola del M5S.

Nelle scorse ore, sulla pagina facebook ufficiale di Letta, è apparsa una grafica con il volto di Draghi che saluta e la scritta: «L’Italia è stata tradita. Il Partito Democratico la difende. E tu, sei con noi?»

Una linea tutta populista, con tanto di riferimento patriottico in tempo di guerra, e perfettamente in linea con il discorso pronunciato da Draghi in parlamento: una scommessa sulla spoliticizzazione, sull’ulteriore indebolimento della frattura tra destra e sinistra, sulla possibilità di far identificare milioni di persone con l’eroismo del tecnico autorevole che si scaglia contro i partiti, ne è vergognosamente cacciato, ma sarà vendicato. La retorica dei competenti non è altro che il populismo delle élite. Le parole che escono dalla bocca degli esponenti del Pd in queste ore sono tutte su questa linea: le elezioni come battaglia tra europeisti e putiniani, tra chi ama l’Italia e chi la tradisce, tra competenza e populismo. Tant’è che l’ineffabile Michele Boldrin, l’economista ultraliberista già fondatore di Fare per Fermare il Declino (1,1% alle politiche 2013), è intervenuto venerdì sul Foglio per rivendicare che i veri eredi del draghismo sono, appunto, gli ultraliberisti come lui, e non certo quelli del Pd. Quando un partito di centrosinistra si trova a contendersi i riferimenti politici con Michele Boldrin, uno che privatizzerebbe e venderebbe sul mercato anche l’aria che respiriamo, è evidente che c’è qualcosa che non va.


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