Su suggerimento di @Il Mutaforma.

Nella vulgata è ricorrente la convinzione che le servitù militari portino ricchezza, a fronte della deprivazione massiva di spazi  a quei territori dove le stesse vengono imposte.  L’esperienza della Sardegna – che vede sul suo territorio il 60% del totale nazionale di servitù militari – sembra dimostrare come “l’affermazione secondo cui la macchina della Difesa crea posti di lavoro e genera ricchezza non regge“.

Il Sardinia Post evidenzia come “A fronte di decine di migliaia di ettari sacrificati sull’altare della ragion di Stato, gli stipendi pagati dalla Difesa al personale civile e militare che opera in Sardegna ammontano a circa 143 milioni di euro. Mentre in Sicilia, dove solo poche migliaia di ettari sono destinate alle attività militari, le buste paga valgono 684 milioni di euro“. I dati sono tratti dalla recente relazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri e vengono quindi confermati i timori espressi dai sindaci sardi, ossia che “le servitù ingenerano povertà, perché in quegli stessi territori non sono stati trovati modelli alternativi di sviluppo. Tanto che le persone decidono di andare a vivere altrove”

Tutto ciò prescindendo dai costi per la collettività che determinano le mancate bonifiche di ampi spazi rurali e marini utilizzati per le esercitazioni militari.