Un articolo pubblicato su Il Tascabile indaga le dimensioni del fenomeno del terrorismo di estrema destra in Germania. L’autore, Lorenzo Monfregola, ricostruendo in particolare la violenta vicenda del gruppo neonazista NSU (Nationalsozialistischer Untergrund), propone un’analisi delle ragioni alla base del fallimento delle strategie di contrasto alla diffusione dei movimenti di matrice nazionalsocialista messe in campo nel corso degli anni dai servizi di sicurezza tedeschi.
Lohfelden è una piccola cittadina industriale nel distretto di Kassel, in Assia, nel cuore della Germania centrale. La sera del 14 ottobre 2015, diversi cittadini di Lohfelden e dintorni sono riuniti in una grande sala conferenze. Da due mesi la Cancelliera Angela Merkel ha scelto di non chiudere le porte a centinaia di migliaia di richiedenti asilo, inaugurando la cosiddetta Willkommenspolitik. L’amministrazione locale ha ora deciso di aprire un centro di prima accoglienza anche a Lohfelden. A parlarne con la cittadinanza c’è Walter Lübcke: 66 anni, politico della CDU, Presidente del distretto governativo di Kassel e convinto sostenitore della linea dell’accoglienza. Il dibattito non è facile, ci sono diversi contestatori, forse appartenenti a gruppi di estrema destra. A un certo punto della serata, proprio in risposta a chi lo contesta senza sosta, Walter Lübcke sbotta ed esclama: “Vale la pena di vivere in questo paese. Qua bisogna impegnarsi per certi valori e coloro che non sostengono questi valori possono andarsene quando vogliono. È la libertà di ogni tedesco”. Dopo un attimo di esitazione, dal pubblico si levano proteste, tra cui quella di un uomo che urla a tutta forza “”Buuh!”, “Che schifo!”, “Vattene!”.
Immagine da Wikimedia.
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