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Tracce di neoistituzionalizzazione

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La rivista di approfondimento Scenari recensisce il libro di Benedetto Saraceno Un virus classista (Edizioni aplhabeta Verlag, 2021), che in poche pagine mette in luce i problemi socio sanitari emersi durante la pandemia di Covid19. La critica principale è

il definitivo e impietoso fallimento di un modello assistenziale che fa della residenzialità il perno della cura all’interno di un sistema sempre più incagliato nei profitti del privato. Il fatto che nella sola Europa la metà delle morti per Covid19 siano avvenute in strutture di accoglienza e cura a lungo termine riporta sul tavolo della discussione il problema dell’istituzione e della sua funzione assistenziale, proprio come era già accaduto 40 anni fa con l’opera di Franco Basaglia.

Saraceno parla di “neoistituzionalizzazione” per descrivere il fenomeno per cui la gestione della devianza viene delegato a istituti responsabili di assegnare “destini sociali”, inserendo i soggetti emarginati in un percorso privo di senso o scopo:

Così, se l’internato delle istituzioni totali di cui parlava Erving Goffman in Asylums aveva come massima aspirazione della sua carriera istituzionale l’ubbidienza, l’apice di questi nuovi destini sociali è l’eterno transito nel circuito chiuso della cura periferica: d’istituzione in istituzione la persona viene rimbalzata in un circolo asfittico senza che possa mai trovare un reale riscatto per il suo futuro già scritto.

Il fenomeno interessa in particolar modo le periferie e i ceti meno abbienti, più colpiti dall’emergenza sanitaria: sia per ragioni fisiche e sanitarie (case più piccole, utilizzo dei mezzi pubblici, condizioni igieniche precarie, minore disponibilità economica per cure e assistenza domiciliare) ma anche le ripercussioni socio-economiche della pandemia. In quest’ottica, l’unico modello assistenziale proposto è quello dell’istituzionalizzazione:

Se la sola parola d’ordine di risposta a questi problemi è “residenzializzare”, non meraviglia che la mera preoccupazione delle politiche sanitarie sia la predisposizione del letto. Ci sono letti per i vecchi, per i matti, per i tossicodipendenti, per i disabili fisici e psichici. L’assegnazione dei letti rappresenta la panacea di tutti i mali sociali, il cuore pulsante della cura e il senso autentico dell’assistenza. Non c’è altro.

Immagine da Pixabay


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