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Un business model tossico espone i media alla manipolazione. Un problema per la democrazia

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Un articolo di Valigia Blu spiega come le tecniche persuasive e manipolatorie proprie della pubblicità siano diventate uno strumento della propaganda politica e perché l’attuale business model dell’informazione costituisca un pericolo per la democrazia.

L’impiego della psicanalisi di massa nella pubblicità risale ai primi anni ‘50. Terminata la seconda Guerra Mondiale le società occidentali si preparavano al boom economico. Le aziende volevano che la gente svuotasse gli scaffali di negozi e supermercati. L’assorbimento dell’iperproduzione necessitava, però, di nuove tecniche per convincere le persone. Le aziende, infatti, sanno che se non s’interviene l’offerta dei beni di consumo supera inevitabilmente la possibilità dei consumatori di assorbirla. Ma come intervenire? Gli esperti avevano constatato che spesso la gente non dice la verità rispetto ai propri desideri: la preoccupazione delle persone è di passare, di fronte al mondo, per esseri sensati, intelligenti e razionali. Non è che la gente sia irrazionale, il problema sta nel comprendere quali sono le reali motivazioni alla base del comportamento umano. Per i “persuasori”, secondo l’efficace definizione di Vance Packard, nulla è sacro, nulla può salvarsi da queste ricerche e manipolazioni. Il cittadino è trattato come un miscuglio di vaghe aspirazioni, segrete velleità, complessi di colpa e blocchi emotivi irrazionali. In breve, un adoratore di simboli dedito ad atti impulsivi e compulsivi.

Immagine da Wikimedia.

 


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