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Una secessione che non c’è mai stata [EN]

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Su suggerimento di @Ander Elessedil

Circa otto settimane fa gli inglesi hanno votato il referendum per uscire dall’unione europea. la cosiddetta Brexit. Però, più passano le settimane più diventa chiaro come il campo dei favorevoli alla Brexit si sia cullato su illusioni e false speranze e che il percorso è molto più difficile di quanto spervano. Ora pare che l’articolo 50 del trattato di Lisbona, che da inizio alle procedure di uscita dall’UE, non sarà attivato per tutto il 2017. Sono molti i commentatori che cominciano a pensare che, alla fine, non sarà mai attivato o se lo sarà non porterà a una Brexit:

Ma la Brexit non è un caso isolato nella storia di referendum secessionista. Recente, e di successo, quello del Montenegro (2006). Più datato, ma altrettanto di successo, quello norvegese (1905). Il professor Jack Peacock, su Hystory Today, parla di un caso in cui un referendum secessionista, vincente nelle urne, portò a un nulla di fatto, quello dell’Australia Occidentale nel 1933:

Sentimenti secessionisti erano presenti da tempo all’interno dell’enorme continente australiano. I maggiori fautori di un’indipendenza da Canberra erano gli abitanti dell’Australia Occidentale, con capitale Perth. Nel 1933, dopo decenni di battaglie sulla carta stampata e nell’opinione pubblica, i cittadini dell’Australia Occidentale votarono in massa (68% di sì) per l’indipendenza.

Contemporaneamente al voto referendario si tennero le elezioni politiche, vinte dal partito laburista che era pro-Unione e non pro-indipendenza. Il governo cercò di bloccare il procedimento di secessione ma non poté fermarlo del tutto. Un anno dopo il voto una delegazione australiana guidata dal secessionista Keith Watson si recò a Londra con una delegazione per chiedere al Parlamento Inglese di votare una legge che garantisse a Perth l’indipendenza. Presentarono una petizione alle Camere e venne istituita una commissione il cui compito era decidere se era compito del Parlamento Inglese affrontare l’argomento. La commissione, basandosi sullo Statuto di Westminster del 1931 (il quale garantiva ampi poteri discrezionali ai Dominions) disse che l’Inghilterra non aveva il potere di decidere l’indipendenza dell’Australia Occidentale. Dovevano andare al parlamento di Canberra. Vani furono i tentativi di far intervenire il Primo ministro. Londra se ne lavava le mani.

Watson e i suoi tornarono in patria con le pive nel sacco. Non c’era alcuna speranza che Canberra accettasse l’indipendenza di Perth. Inoltre si era già nel 1935 e il clima politico nella stessa Australia Occidentale era cambiato. Una crescita economica sostenuta stava facendo dimenticare le promesse dell’indipendenza ai cittadini e il governo, che non era pro-secessione, era ben lieto di accantonare l’argomento mentre Watson e i suoi erano accusati di incompetenza per come avevano gestito i loro interessi a Londra.

Pian piano l’argomento sparì dal dibattito politico e l’Australia Occidentale è ancora oggi, a 83 anni di distanza dal voto, parte dell’Australia.

 

Immagine da pixabay.


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