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Una storia di esecuzioni extragiudizionali dall’Iraq

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A cura di @Ander.

La scoperta dei cadaveri di 15 uomini, legati, bendati e giustiziati con un colpo alla testa, ha portato una reporter di Reuters a fare luce su un piccola storia in un piccolo angolo di quello che fino a qualche tempo fa era territorio iracheno controllato dall’ISIS.

Su uno dei cadaveri è stata trovata una carta d’identità. L’uomo si chiamava Qusay Mohammad, aveva 31 anni e viveva poco distante, in un villaggio arabo. Il suo nome è inserito in una lista di 90.000 nominativi stilata dal governo iracheno per tenere traccia di tutti coloro sospettati di connivenza o di appoggio alle milizie dell’ISIS.

Qusay Mohammad aveva una vita ordinaria fino a quando l’ISIS conquistò il suo villaggio, tre anni fa. Molti abitanti e membri della sua famiglia accolsero le milizie e ne accettarono volentieri il dominio. Lui stesso si iscrisse a un corso di addestramento dell’ISIS quattro mesi dopo, anche se secondo la moglie non lo completò. Per il fratello maggiore, Khaled, lo fece solo per guadagnare soldi e mantenere la famiglia.

Quando nei mesi scorsi l’esercito e la polizia hanno riconquistato la zona dove abitava Qusay è fuggito, insieme a molti abitanti del villaggio, per paura delle milizie governative, accusate già in passato di molti crimini.

Non si sa chi abbia arrestato Qusay Muhammad e chi ne abbia ordinato l’esecuzione extragiudiziale. Sua moglie e i suoi tre figli, dopo essere stati internati in un campo per mesi, sono tornati nel loro villaggio solo per trovare la loro casa distrutta per opera di una milizia locale pro-governativa.

 

Immagine di Mosul by Kawa Omar (VOA) [Public domain], via Wikimedia Commons


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