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Voto e disuguaglianze: mappe, dati e spunti di riflessione

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A cura di @Gio.

Alla vigilia del voto Fabrizio Barca invitava a leggere gli imminenti risultati elettorali attraverso le lenti del Forum Disuguaglianze Diversità, un’iniziativa promossa da otto organizzazioni di cittadinanza attiva e da un gruppo di ricercatori e accademici per lo studio della disuguaglianza e delle sue negative conseguenze sullo sviluppo. Il Forum, in particolare, ha adottato una ripartizione della società in cinque gruppi (ultimi, penultimi, vulnerabili, resilienti e primi) che si ispira alla posizione della persona nella distribuzione del reddito, ma vuole enfatizzare anche il profilo dinamico, la capacità o incapacità della persona di affrontare i cambiamenti in atto nella tecnologia, nella globalizzazione, nelle migrazioni, nel clima, e le sue aspettative.

All’indomani del voto è possibile confrontare gli esiti elettorali con tali analisi grazie anche allo sviluppo di strumenti di rappresentazione più evoluti. Per una lettura delle dinamiche dei contesti urbani, ad esempio, il Comune di Genova ha messo a disposizione i risultati georiferiti, mentre il progetto “Il voto strada per strada” fornisce la possibilità di comparare l’esito delle politiche 2013 e 2018 per le città di Torino, Firenze e Bologna.

A livello nazionale ulteriori riflessioni possono essere sviluppate confrontando la nuova geografia politica dell’Italia con le conclusioni della nuova Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2016 di Banca d’Italia. Il Rapporto restituisce una situazione di complessivo miglioramento con il reddito medio delle famiglie italiane cresciuto del 3,5 per cento rispetto a quello rilevato dalla precedente indagine sul 2014. Sono tuttavie aumentate anche le diseguaglianze e la quota di individui a rischio di povertà, con significative differenze territoriali e per classi di età.

La crescita della disuguaglianza si è accompagnata a un ulteriore aumento, a circa il 23 per cento, un livello molto elevato, della quota di individui con reddito equivalente inferiore al 60 per cento di quello mediano, una soglia convenzionalmente usata per individuare il rischio di povertà e pari nel 2016 a circa 830 euro mensili. L’incidenza di questa condizione è più elevata tra le famiglie con capofamiglia più giovane, meno istruito, nato all’estero, e per le famiglie residenti nel Mezzogiorno.

 

Immagine da Wikimedia Commons.


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