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Yurij Castelfranchi: il Brasile non ha mai davvero affrontato aspetti cruciali della propria storia, come la schiavitù, l’oligarchia e la dittatura.

Yurij Castelfranchi: il Brasile non ha mai davvero affrontato aspetti cruciali della propria storia, come la schiavitù, l’oligarchia e la dittatura.

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

In un’intervista pubblicata su Left, il sociologo e divulgatore scientifico Yurij Castelfranchi dell’Universidade Federal de Minas Gerais prova a fornire un quadro socio-politico del Brasile a guida Bolsonaro, mostrando preoccupazione per il futuro delle comunità indigene dell’Amazzonia e dell’ambiente.

«Lo scenario che si apre dopo l’elezione di Bolsonaro è più che preoccupante. Si prospetta una feroce repressione. Colpirà i movimenti sociali, i lavoratori. Forte sarà l’attacco ai diritti sociali degli indios e all’ambiente. Ed è già in atto un attacco senza precedenti alle scuole, alle università, ai docenti. Stiamo provando ad articolare delle proposte per resistere» denunciava già Yurij Castelfranchi, all’indomani delle elezioni in Brasile. Autore di libri di divulgazione scientifica, in Amazzonia. Viaggio dall’altra parte del mare (Laterza) con efficacia narrativa racconta lo choc culturale di un europeo che si innamora del Brasile (nonostante le feroci contraddizioni di oggi), ripercorrendo la storia dell’incontro fra i bianchi e gli amerindi ovvero la storia del più grande genocidio della storia. Nei primi cento anni della conquista furono uccise, con le armi e con le malattie, 70 milioni di persone, ha scritto Todorov. «Senza contare che la cronaca è quella parziale stilata dai conquistadores», chiosa Castelfranchi che insegna all’Universidade Federal de Minas Gerais, dove svolge un’intensa attività di ricerca sulle epistemologie indigene, in collaborazione con i rappresentanti di quelle comunità.

 


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