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Geel, una comunità che accoglie persone con disagio mentale

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Il BoLive ci presenta una cittadina belga, Geel, con una storia particolare.

Per oltre 700 anni, gli abitanti di Geel hanno ospitato persone con disagio mentale nelle loro case. Questo sistema di accoglienza eterofamiliare coinvolge centinaia di persone, che condividono la loro vita con le famiglie ospitanti per anni o addirittura per tutta la vita. Geel è diventata un modello di assistenza basato sulla comunità, riconosciuto dall’UNESCO come buona pratica da salvaguardare.

Nel centro pubblico di cura psichiatrica di Geel l’approccio è diverso da quello che immaginiamo debba esserci nei manicomi e si evita l’uso di termini stigmatizzanti come “malati di mente”. Le persone accolte sono principalmente adulte o anziane e provengono principalmente dalla provincia di Anversa. Questo modello di cura è un esempio di come la comunità possa sostenere il recupero delle persone con disagio mentale.

A mezz’ora di treno da Anversa, nel cuore della campagna belga, Geel appare come una cittadina tranquilla e ordinata. A prima vista sembra solo uno dei tanti altri borghi che punteggiano le Fiandre, ma la sua storia è unica. Da più di 700 anni gli abitanti ospitano in casa loro persone con disagio mentale, in alcuni periodi questi ospiti sono stati migliaia e arrivavano da tutta Europa. Attualmente sono alcune centinaia le persone seguite dal sistema di foster family care (o accoglienza eterofamiliare) che condividono la loro vita con le famiglie ospitanti per anni, decenni o addirittura per tutta la vita.

Oggi Geel è una cittadina di circa 40 mila abitanti e, appena fuori dal centro storico, si scorge un complesso di edifici immersi nel verde: è l’Openbaar Psychiatrisch Zorgcentrum (OPZ, o Centro pubblico di cura psichiatrica). L’atrio e la sala d’attesa hanno le pareti dipinte con colori pastello, sui tavolini di legno ci sono delle piccole decorazioni in ceramica fatte a mano dalle persone ricoverate. Il calore pomeridiano di giugno entra dalle finestre aperte e qualche paziente passeggia nei corridoi silenziosi o riceve una visita: l’ospedale psichiatrico di Geel è molto lontano dall’immagine ‘classica’ dei manicomi.

Gli ospiti richiedono volontariamente di essere accolti e inseriti in questo sistema:

… “l’età media degli ospiti è di 66 anni, anche perché i problemi psichiatrici devono essere stabilizzati, cioè devono essere cronici, e non devono costituire un pericolo per sé e per le altre persone. Inoltre, non devono avere dipendenze da alcol o da sostanze stupefacenti”.

Un aspetto fondamentale è che devono essere loro stessi a fare domanda per accedere al sistema di accoglienza, che quindi è su base volontaria ed è adatto a persone che non stanno bene in ospedale e preferiscono vivere in piccoli gruppi. Lambrechts dice che “si tratta di persone che non possono vivere da sole ma nemmeno con la loro famiglia d’origine, e quindi questa è un’alternativa al ricovero nella clinica psichiatrica”. Inoltre, sono i boarders che scelgono in che tipo di famiglia essere ospitati, se composta da una o più persone, con o senza bambini, della loro stessa loro età oppure no.


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