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UE: La definizione di «potenziali terroristi» apre la porta ad un ampio scambio di informazioni

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Statewatch parla delle politiche anti-terrorismo dell’Unione europea e dei rischi per attivisti e i cittadini.

Statewatch è un’organizzazione senza scopo di lucro che si occupa dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione europea e non solo. Statewatch persegue questi obiettivi con pezzi di giornalismo investigativo e analisi della legislazione europea.

Durante gli ultimi vent’anni l’Unione europea ha prodotto una normativa e favorito accordi tra stati in chiave anti-terrorismo. Gli ultimi sforzi del Consiglio dell’UE (presieduto dal Belgio) sono volti alla creazione di un registro per raccogliere informazioni sulle attività di violenza politica. La banca dati verrebbe alimentata dai signoli paesi con informazioni su «potenziali terroristi o minaccie violente legate all’estremismo».

Gli Stati membri dell’UE possono ora raccogliere e condividere informazioni sui «potenziali terroristi». Questa categoria si basa su una nuova definizione informale che è stata concordata senza alcun controllo democratico. Pur affermando di voler prendere di mira coloro che possono impegnarsi in atti di violenza politica, ha un potenziale di applicazione molto più ampio.

La presidenza belga non ha nascosto le categorie a cui si potrebbero applicare le norme, tra cui attivisti per il clima e richiedenti asilo, pur se non nell’immediato («il potenziale per il terrorismo e la violenza estremista legate all’ambiente e al cambiamento climatico è limitato in questo momento, ma potrebbe diventare significativo nei prossimi anni»).

Nelle stesse ore la UE sanziona pesantemente il governo ungherese per aver creato una agenzia governativa con finalità altrettanto fumose.


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