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L’iniezione che salvò una generazione, ma divise gli animi

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Non era efficace al 100%. Non fermava il contagio. Fu sviluppato a tempi record. Alcuni scienziati lo contestarono, ma ci trovavamo nel bel mezzo di una crisi sanitaria globale, non c’erano cure né alternative. Le vittime aumentavano e la pressione sociale era alle stelle. Così venne testato su larga scala e approvato, ma ci furono effetti avversi anche gravi, e dopo i primi decessi molte persone iniziarono a rifiutarlo

Il canale YouTube del chimico e divulgatore Dario Bressanini presenta il primo di due video sul percorso complicato, e a tratti epico, affrontato dalla comunità scientifica per ottenere un vaccino contro la poliomielite, malattia che dal 1915 al 1955 divenne endemica negli USA, colpendo moltissime persone, in particolare bambini in età pre-scolare e scolare.

La poliomielite è una patologia virale causata da tre diversi ceppi di poliovirus (PV1, PV2, PV3) che, se nella maggior parte dei casi restano circoscritti all’apparato digerente e non causano sintomi rilevanti, in circa l’1% – 3% dei casi, i poliovirus causano paralisi degli arti o dei muscoli respiratori, a causa della distruzione dei neuroni, chiamati motoneuroni, responsabili della trasmissione del segnale motorio dal cervello ai muscoli.

La poliomielite è sempre stata presente nella storia dell’umanità, questo fatto è testimoniato da steli egizie, come quella conservata presso il museo nazionale danese di Copenaghen, che raffigura una persona, identificata come il sacerdote Rouma, che ha i segni della paralisi poliomielitica, oppure dalle evidenze dell’atrofia da polio trovate nella mummia del re della XIX dinastia Siptah.

Anche alcune pagine presenti nel Corpus Ippocraticum, raccolta di trattati medici in greco antico, alcuni di essi attribuiti al padre della medicina Ippocrate di Coo, suggeriscono che la poliomielite fosse endemica nel mondo greco-romano, fino a far ipotizzare che l’infermità di cui aveva sofferto il futuro imperatore Claudio fosse stata proprio la poliomielite.

Nonostante l’endemismo della patologia, tuttavia la poliomielite divenne un problema di salute pubblica solo a partire dal XIX secolo, quando vennero descritti dal medico italiano Giovanni Battista Monteggia dei casi di paralisi infantile che avevano come esito l’atrofia degli arti. Venne inoltre registrato come la patologia passò dall’essere una malattia prevalentemente infantile dal decorso raramente infausto, ad una patologia che colpiva prevalentemente i preadolescenti con forme gravi e, a volte, letali.

Nei primi anni del XX secolo la malattia diventò sempre più diffusa sia in Europa che negli USA i quali, a partire dal 1915, furono colpiti da epidemie sempre più estese e con un numero sempre maggiore di paralizzati e di defunti, inizialmente fra i bambini sotto i 5 anni di età, mentre le epidemie degli anni’50 colpivano soprattutto i bambini fra i 5 ed i 9 anni, un’età particolarmente esposta alla paralisi ed alle sue conseguenze. Nel 1952 una delle epidemie che colpirono gli Stati Uniti registrò quasi 58.000 casi di polio, con oltre 3100 decessi e più di 21.000 casi di paralisi lievi.

Nel 1938 il presidente degli Stati Uniti Franklin D. Roosevelt, essendo egli stesso portatore delle conseguenze della polio contratta nel 1921, fondò la National Foundation for Infantile Paralysis, un’organizzazione avente lo scopo di svolgere ricerche sulla poliomielite, rinominata quasi subito come March of Dimes dall’attore Eddie Cantor, che ispirò una raccolta di fondi per la ricerca di un vaccino contro la polio, chiedendo agli americani di donare one dime (una monetina da 10 centesimi di dollaro: la Numero Uno di zio Paperone, per capirsi).

Ebbero successo?

Nel 1954 il biologo Jonas Salk, grazie ai fondi della March of Dimes, poté avviare una grande sperimentazione di massa del suo vaccino con virus “ucciso”, coinvolgendo nello studio oltre 1 milione di bambini e ottenendo risultati considerati eccezionali:

i dati mostravano che [il vaccino Salk, n.d.M.] fosse in grado di offrire una protezione tra il 60 e il 70% verso la paralisi causata dal virus di tipo 1 mentre l’efficacia era del 90% per i virus di tipo 2 e 3

Risultati che promettevano una veloce sconfitta della polio. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi?

Beh, non proprio…

Ma per sapere cosa ci attende, dovremo aspettare la seconda parte del video.


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