Due storie di sportivi affetti da morbo di Parkinson raccolte da Massimiliano Castellani su Avvenire.
Marco Evoldi è stato giocatore, allenatore e dirigente di rugby in Italia e in Argentina, sinché un giorno si sono manifestati i primi sintomi della malattia non immediatamente diagnosticati e da allora e deve convivere con il Parkinson lottando da bravo rugbista per ogni singolo centimetro, giorno dopo giorno.
Dalla sua esperienza è nato il libro Il mio Amico P. la storia di questa convivenza con questo compagno di vita non richiesto, che da otto anni insiste per accompagnarlo ovunque.
Stefano Ghidotti invece è un triatleta che si definisce malato di sport prima che di Parkinson. Dopo la diagnosi è diventato un mental coach e istruttore di 1° livello di Nordic Walking, per poi fondare l’associazione Parkinson & Sport.
Ghidotti è diventato il punto di riferimento per atleti amatoriali che nonostante il loro costante problema di salute riescono a praticare sport come il triathlon, ma anche nuoto, running e ciclismo. Una comunità sportiva che negli anni ha raccolto oltre 450 soci, ognuno con la sua modalità e capacità, fanno sport e attività fisica, un supporto terapeutico fondamentale per affrontare i sintomi e l’avanzare della malattia. Sono il club degli impavidi “Parkinsonauti”.
Parkinsonauta coglie a pieno il senso che è quello di farsi esploratori della propria malattia per cercare nuove risposte e soluzioni. Smettere dunque di guardare ogni giorno a ciò che abbiamo perso, per concentrarci invece sull’orizzonte futuro di una vita che si rinnova continuamente grazie a tutta una serie di progetti, a cominciare proprio dallo sport che è scientificamente provato: genera benessere fisico e mentale, producendo dopamina, il neurotrasmettitore la cui assenza è la causa del nostro male. Fare sport è una terapia che ha lo stesso peso dei farmaci.


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