Su suggerimento di @Socrates, @temperanza, @anonimo, @alessandromeis.
La soluzione migliore per tutti
Secondo Gideon Rachman, sul Financial Times, l’Europa dovrebbe approfittare di questa situazione per trovare la soluzione migliore per tutti: permettere alla Grecia un’uscita dall’euro che sia il più dolce e indolore possibile, anche dandole sollievo sul debito, e permettere all’Europa di andare avanti senza la zavorra della Grecia. Rachman argomenta che questa sarebbe davvero l’unica soluzione buona per tutti: un accordo per restare nell’euro, per quanto più morbido dei precedenti, non aiuterebbe la Grecia a risolvere davvero la sua crisi e non aiuterebbe l’Europa a gestire simili crisi in futuro.
Del perché la Grecia non è da criticare per la crisi
Su Foreignaffairs, Mark Blyth afferma che le radici della crisi in Grecia non sono da additarsi alla nazione, ma al sistema bancario europeo. La nascita dell’euro ha fatto sì che le carte in tavola si confondessero, rendendo molto più economico e favorevole l’espansione del prestito privato, per lo meno fino a che l’euro avesse potuto permetterlo.
So European banks’ asset footprints (loans and other assets) expanded massively throughout the first decade of the euro, especially into the European periphery. Indeed, according the Bank of International Settlements, by 2010 when the crisis hit, French banks held the equivalent of nearly 465 billion euros in so-called impaired periphery assets, while German banks had 493 billion on their books. Only a small part of those impaired assets were Greek, and here’s the rub: Greece made up two percent of the eurozone in 2010, and Greece’s revised budget deficit that year was 15 percent of the country’s GDP—that’s 0.3 percent of the eurozone’s economy. In other words, the Greek deficit was a rounding error, not a reason to panic.
Žižek sulla Grecia
Il famoso filosofo commenta il “No” del referendum greco, ponendo una specie di linea di demarcazione tra l’atteggiamento politico dei capi di stato europei (in primo luogo Tsipras e Merkel), che affrontano la situazione come tale, e invece l’atteggiamento più tecnico dei “tecnocrati europei” (Dijsselbloem, nella fattispecie), che però è in realtà pienamente ideologico.
La scelta era tra la continuazione della politica dell’UE degli ultimi anni che ha portato la Grecia sull’orlo della rovina – la finzione di “estendere e far finta” (l’estensione del periodo di recupero, ma far finta che finiranno per essere pagati tutti i debiti) – e un nuovo inizio realista che non potrebbe più contare su tali finzioni, e fornirebbe un piano concreto su come avviare una effettiva ripresa dell’economia greca.
Senza un tale piano, la crisi sarebbe solo destinata riprodursi all’infinito. Lo stesso giorno, anche il Fondo monetario internazionale ha ammesso che la Grecia ha bisogno di un alleggerimento del debito su larga scala per creare “uno spazio di respiro” e rimettere in moto l’economia (proponendo una moratoria di 20 anni sui pagamenti del debito).
La lettera aperta ad Angela Merkel
Per finire, ripubblichiamo la lettera alla Merkel di cinque famosi economisti, tra cui l’economista Piketty – autore de “Il Capitale nel XXI secolo”. Perché, tra i vari articoli sulla Grecia che abbiamo progressivamente pubblicato, potrebbe essere sfuggita a qualcuno.
Immagine CC BY-SA di Αλέξης Τσίπρας Πρωθυπουργός της Ελλάδας da flickr
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