A cura di @Luis.

Si vota in 6 stati messicani, 3 eleggono il governatore, e si vota anche nello Stato del presidente Enrique Peña Nieto, nella sfida elettorale più importante prima delle federali del 2018.

Lo Stato di Messico è di gran lunga il più importante di quelli che vanno al voto il giorno d’oggi, è lo Stato più popoloso dell’Unione e il secondo con l’economia più grande (è anche quello con gli indici sociali peggiori e la criminalità più marcata), e dal 1929 è governato dal Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), l’onnipotente organizzazione politica di cui fa parte anche il presidente Peña Nieto, ma questa volta potrebbe cedere il passo agli eterni rivali della destra del Partito della Azione Nazionale (PAN) o alla sinistra del Movimento della Rigenerazione Nazionale (Morena).

Per il PRI quello di Messico rappresentava un’inesauribile granaio elettorale; molte volte chi è stato governatore è poi diventato Presidente dell’Unione, com’è successo a Peña Nieto. Edinfatti il candidato Alfredo del Mazo Maza viene considerato come il delfino del presidente uscente; questo volta però, complici gli scandali che hanno colpito l’amministrazione federale e i risultati economici non proprio esaltanti, si trova in una situazione di parità nei sondaggi con Delfina Gómez Álvarez, che coglie la sfida per conto di Morena, mentre appare più staccata, ma non per questo fuori dai giochi, Josefina Vázquez Mota, candidata per il PAN.

Sembra invece senza nessuna speranza il Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) che per anni ha rappresentato l’opzione di sinistra per l’elettorato messicano. Da anni il PRD si ritrova in difficoltà, in particolar modo dall’irruzione sulla scena di Morena, fondata dall’ex-sindaco della Capitale Federale ed ex-candidato presidenziale Andrés Manuel López Obrador; per López Obrador espugnare il feudo di Peña Nieto può rivelarsi un’importante punto di svolta dopo la sconfitta subita alle scorse elezioni presidenziali.

 

Immagine da pixabay.