A cura di @Dodo (modificato).
Come riporta un articolo su La Letteratura e Noi, L’insegnamento dell’italiano nella scuola italiana è “considerato fondamentale in rapporto alla crescita culturale dello studente e all’introduzione delle diverse discipline in cui si articola il curriculum” perché “la lingua è lo strumento primario di incontro con la realtà, tanto che gli altri linguaggi vengono appresi se ricondotti alla lingua primaria”. Per questo motivo alla lingua e alla letteratura italiano sono destinate moltissime ore di insegnamento nelle scuole superiori, anche in quei corsi di studio tecnici dove lo studio della letteratura non sembrerebbe così centrale, a scapito di materie più strettamente legato all’indirizzo tecnico.
Ma a prescindere dalla sua importanza, l’insegnamento della letteratura non sembra godere di buona salute, almeno secondo un articolo pubblicato su Tempi che già dal titolo “Come stanno uccidendo la letteratura a scuola?” non lascia ben sperare:
Letteratura, bellezza, arte riguardano l’ambito di tutto l’umano. Riguardano l’avventura affascinante di inoltrarsi nella realtà, di conoscerla meglio, di conoscere meglio l’uomo e il suo cuore, immutabile nel corso della storia. Oggi si sono perduti il fascino e la magia dell’incontro e del racconto. Leggere è incontrare qualcuno con le sue domande.
L’articolo continua denunciando che “nelle antologie i testi sono stati deprivati del loro valore, sono diventati strumenti per fare esercizi di critica letteraria o per acquisire una competenza.” quando invece “Educare e insegnare la letteratura hanno a che fare con il «desiderio del mare aperto», non con la noia del particolare slegato dal desiderio di navigare. Se si toglie la brama del navigare, per quale motivo si dovrà faticare a tagliare la legna per costruire la barca?”
Sulla stessa lunghezza d’onda è un altro articolo di Internazionale di Claudio Giunta che parte da un paragone con l’ambito scientifico per criticare gli attuali metodi di insegnamento:
L’idea che per capire i libri occorra scomporli, sezionarli, e trattarli insomma un po’ come i biologi trattano i loro campioni di tessuto e i geometri le loro proiezioni ortogonali […] i saggi, le poesie (soprattutto le poesie!) non siano dei messaggi che qualcuno ci ha spedito anni o secoli fa, messaggi che vanno ascoltati, compresi, giudicati, apprezzati per la loro bellezza o verità, ma degli strani, minacciosi marchingegni di cui importa soprattutto smontare gli ingranaggi per vedere come sono fatti dentro. […] Si fa strada, in questo modo, un’idea laboratoriale, alchemica della letteratura, l’idea per cui ogni minimo dettaglio diventa una traccia per decifrare chissà quale verità nascosta” e tutto questo al solo scopo di riempire delle “caselle”.
E si chiede l’autore: “Ma perché bisogna riempire le caselle? Non vedo altra risposta se non: “Per rispondere bene all’interrogazione”. Non credo sia una buona risposta, ma è la risposta che spiega e giustifica, nei libri di testo, le ‘mappe concettuali’, le tabelle riassuntive di fine capitolo, le sintesi per parole-chiave.”
A risolvere questa situazione potrebbe essere una proposta radicale avanzata da Davide Rondoni, un poeta e scrittore italiano. In una sua intervista pubblicata su Il Piccolo, parte dichiarando di non credere che la scuola abbia delle responsabilità nella disaffezione che gli studenti maturano per i classici della nostra letteratura e prosegue proponendo una cambio di regime radicale:
A scuola non bisogna formare tanti piccoli critici letterari, ma dei lettori consapevoli. Un ragazzo si può interessare a un libro se vi trova elementi che si legano alla sua esperienza di vita, alle sue aspettative, ai suoi sentimenti. […] Il dirigente incarichi un docente specificamente formato a condividere la bellezza di leggere poesie e prose. Costui faccia come vuole. Mescoli le classi, parta dal contemporaneo o dall’antico, veda lui. Poi dopo sei mesi, si chieda quanti ragazzi vogliono proseguire. Se più dell’80 per cento accetta, bene. Se no, quel docente deve cambiare mestiere. E la storia della letteratura si faccia nel programma di storia, come è giusto che sia. Nelle ore di letteratura si leggano le opere e basta.
Immagine da Wikimedia.
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