A cura di @Werner58.
“The Yugo of nuclear weapons design” –Aaron Stein, Rafik Hariri Center for the Middle East, Atlantic Council.
“They were going for a South African style recessed deterrent (…) don’t you people have any self-respect?” –Jeffrey Lewis, James Martin Center for Nonproliferation Studies, Monterey.
Durante la sua presentazione del 30 aprile Benjamin Netanyahu ha reso pubblici, per la prima volta nella loro forma originale, alcuni documenti del programma nucleare militare iraniano risalenti con ogni probabilità al 2003.
Anche se questa azione non ha rivelato alcuna novità sostanziale riguardo alla ricerca nucleare in Iran, la diffusione di fotografie e schemi tecnici legati a un reale progetto di bomba atomica è sicuramente inusuale. Da tempo ormai non vi sono più segreti riguardo ai principi generali di funzionamento delle armi nucleari; ma l’archivio di Netanyahu consente di osservare alcuni interessanti dettagli costruttivi di un ordigno, che raramente vengono discussi nella letteratura civile.
L’esperto americano George William Herbert ha pubblicato in un lungo thread su Twitter la sua analisi di questo materiale, che illustra un progetto tecnicamente molto modesto e basato su un sistema di innesco inusuale. (Una correzione: al paragrafo 8, leggere “fucsia” al posto di “cyan”)
A seguire, ha fatto un resoconto delle discussioni etiche che hanno animato la ristretta comunità di fisici e ingegneri che catalogano le informazioni sulle armi nucleari note al pubblico, in bilico fra la full disclosure e il timore di causare danni (similmente agli esperti di sicurezza informatica).
Al di la’ dei dettagli tecnici, da altri documenti pare evincersi che l’obiettivo del Progetto Amad era un arsenale minimale, di sole cinque bombe da 10 chilotoni, da non dichiarare né testare se non in caso di pericolo imminente: la fonte è l’episodio 93 di Arms Control Wonk, l’autoproclamato “miglior podcast su disarmo atomico e controproliferazione” diretto da Jeffrey Lewis.
Immagine da Wikimedia.
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