In questa puntata di Altri Orienti, Simone Pieranni racconta la vita di Masayoshi Son, un tycoon giapponese le cui vicende si sono intrecciate con quelle della Silicon Valley.
Nato in una famiglia di origine coreana che aveva una fattoria abusiva (ancora oggi Son dice di sognare a volte l’odore dei maiali), a sedici anni riuscì a emigrare in California. Studiò a Berkeley, e prima ancora di laurearsi brevettò un traduttore elettronico che vendette per più di un milione di dollari. Con quei soldi creò un fondo di investimento, SoftBank, che trasformò in un colosso: in particolare, investì nella giovane AliBaba una somma che avrebbe in seguito moltiplicato il proprio valore di 3000 volte. Al culmine della bolla delle dot-com, divenne per qualche giorno l’uomo più ricco del mondo, prima di perdere il 97% del proprio capitale. Negli anni successivi Son si rimise in piedi, fu uno dei primi a investire nell’iPhone, divenne un magnate delle telecomunicazioni in Giappone, ma perse di nuovo miliardi di dollari a seguito della crisi di WeWork, una compagnia su cui aveva puntato molto. Più recentemente Son ha concentrato le sue energie sull’intelligenza artificale, ha investito in Nvidia e collaborato con OpenAI, ed è stato nominato AD di Stargate, la multinazionale promossa dal governo statunitense per sviluppare il settore.
Self-made man proveniente da una minoranza svantaggiata, “due volte nella polvere e due volte sugli altari”, per i suoi critici Masayoshi Son è un megalomane con la passione per le scommesse azzardate, mentre per altri è un visionario che ha saputo più volte individuare i settori critici per lo sviluppo tecnologico. Ora si trova ancora una volta in una posizione centrale, e il governo giapponese conta su di lui per mantenere i suoi rapporti con la nuova dirigenza statunitense.
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