Un articolo, ricco di immagini storiche, uscito su Warfare History, a firma Roy Morris Jr., ripercorre la storia dei corrispondenti di guerra, sottolineando come il reportage sui conflitti sia quasi antico quanto la guerra stessa.
L’autore traccia un collegamento tra le prime rappresentazioni visive di battaglie, come le incisioni rupestri preistoriche, e la tradizione orale che ha raccontato i conflitti sin dall’antichità. Opere come L’Iliade di Omero e La Canzone di Orlando hanno mitizzato la guerra, mentre storici come Tucidide e Giulio Cesare hanno documentato guerre passate. Tuttavia, il vero giornalismo di guerra moderno ha iniziato a emergere solo nel XVII secolo con cronisti come William Watts.
William Watts, il probabile autore di un resoconto del XVII secolo sulle campagne del re svedese Gustavo Adolfo durante la Guerra dei Trent’anni, è un altro candidato frequentemente citato. Ma i rapporti anonimi di Watts, pubblicati in un opuscolo intitolato Swedish Intelligencer, arrivarono diversi mesi dopo gli eventi stessi, e Watts li compose a Londra, lontano dalla scena dei combattimenti europei.
Nel XIX secolo, figure come Henry Crabb Robinson e Charles Lewis Gruneison hanno iniziato a riportare i conflitti con maggiore precisione, pur senza trovarsi direttamente sul campo di battaglia. John Bell, proprietario del London Oracle, è considerato uno dei primi veri corrispondenti di guerra per aver documentato la campagna del Duca di York in Europa nel 1794 direttamente dai luoghi di battaglia.
Forse il miglior candidato per l’onore di primo corrispondente di guerra è il reporter dell’Oracle di Londra John Bell, che riferì sulla campagna europea del Duca di York nel 1794. Bell, che possedeva il giornale, si imbarcò per le Fiandre nell’aprile di quell’anno per riferire sulla forza di spedizione britannica che era sbarcata nei Paesi Bassi per cooperare con gli Alleati contro i rivoluzionari francesi. Annunciando la sua attenzione a “stabilire una catena di corrispondenti regolari con ogni parte dell’esercito alleato, e a prendere ogni metodo possibile per ottenere i giornali francesi con più regolarità e rapidità di quanto sia stato finora praticabile”, Bell descrisse le sue motivazioni con parole che avrebbero potuto essere scritte da corrispondenti di guerra professionisti un secolo dopo.
Durante la Guerra Messicana del 1846, George Wilkins Kendall rivoluzionò il reportage di guerra, istituendo un efficiente sistema di trasmissione delle notizie grazie a staffette e corrieri specializzati. La Guerra Civile Americana vide una massiccia presenza di giornalisti sul campo, con oltre 500 corrispondenti che riportavano gli eventi. Figure come William Howard Russell del London Times contribuirono a rendere noto il giornalismo di guerra grazie ai loro racconti dettagliati della Guerra di Crimea e della Guerra Civile Americana.
Nel corso delle guerre mondiali, la censura si fece più stretta. Durante la Prima guerra mondiale, le autorità britanniche e americane limitarono fortemente l’accesso dei giornalisti al fronte, influenzando la percezione pubblica dei conflitti. Durante la Seconda guerra mondiale, il celebre corrispondente Ernie Pyle si distinse per i suoi reportage incentrati sui soldati comuni, diventando una delle voci più autentiche della guerra.
Con il conflitto in Vietnam, il giornalismo di guerra divenne sempre più visuale grazie alla televisione, con immagini potenti che influenzarono l’opinione pubblica. Tuttavia, negli ultimi conflitti, come la guerra in Iraq, il giornalismo “embedded” e le restrizioni governative hanno ridotto la possibilità di fornire un racconto indipendente.
L’articolo conclude con una riflessione sulla perdita del ruolo tradizionale dei corrispondenti di guerra e sul modo in cui la guerra viene raccontata oggi, con minori dettagli umani e una crescente dipendenza dalle immagini filtrate dalle autorità.
Su Encyclopedia la vita e il lavoro di Edward.R. Murrow, corrispondente di guerra.
Forse la trasmissione più memorabile di Murrow in America, tuttavia, avvenne quando trasmise il suo straziante resoconto di testimone oculare della liberazione del campo di Buchenwald nell’aprile del 1945, il primo servizio radiofonico da un campo di concentramento di un giornalista americano.
Sistema Critico invece ricorda Martha Gellhorn, terza moglie di Hemingway e corrispondente di guerra. Ne parla anche Elle, che racconta i suoi viaggi:
Di Hemingway fu la terza moglie (e non andò bene, né durò a lungo) ma Martha Gellhorn si era costruita la sua carriera da corrispondente di guerra ben prima di incontrarlo e la proseguì ben oltre.
…
Voleva documentare lo sbarco in Normandia anche se alle donne non era permesso parteciparvi, potevano restare solo nella retroguardia e raccontare le briciole. Hemingway invece aveva avuto il permesso, ovviamente, ed era partito con i soldati. Non le andava proprio giù perciò si finse infermiera per imbarcarsi su una nave d’appoggio, poi si nascose in bagno durante la traversata e seguì le truppe di nascosto sulla spiaggia. Arrivò l’8 Giugno, due giorni dopo lo sbarco, ma era comunque l’unica donna presente. La sola tra 160.000 uomini. Fu anche la prima giornalista a documentare gli orrori del campo di concentramento di Dachau subito dopo la liberazione nell’Aprile 1945.
Infine su MilitarySphere una riflessione su questo lavoro e sui pericoli che corrono i corrispondenti di guerra: l’articolo evidenzia il trauma vissuto dagli inviati, che affrontano non solo pericoli fisici, ma anche sfide psicologiche profonde. Essi sono esposti costantemente alla violenza, alla morte e alla sofferenza umana, rischiando di sviluppare disturbi come l’ansia e la depressione.
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