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Chinatown online: luoghi di comunità o ostacoli all’integrazione?

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Chen Jing su ThinkChina parla del fenomeno informale delle ”Chinatown online”, ossia delle bolle internet formate da cinesi emigrati o membri della diaspora che frequentano social media di lingua cinesi e del loro effetto sulla vita sociale e sull’identità dei cinesi etnici all’estero.

Gli immigrati con le stesse radici che si uniscono per sostenersi a vicenda non sono una novità. In passato, gli immigrati cinesi hanno creato associazioni di clan a Singapore per fungere da piattaforme di aiuto reciproco e scambio di informazioni. Con l’avvento delle piattaforme di social media, le associazioni di immigrati si sono spostate online, trascendendo i vincoli della geografia e dei rapporti di sangue per creare un impatto molto maggiore.

Kam ha affermato che mentre in passato la maggior parte degli immigrati cinesi nel Sud-est asiatico era povera e poco qualificata, oggi gli immigrati cinesi dispongono di un capitale e di una mobilità maggiori, oltre ad essere altamente qualificati, talentuosi e ben collegati. “Il ruolo della diaspora cinese ha assunto una posizione ancora più importante con il Sogno cinese e l’Iniziativa Belt and Road”, ha aggiunto.

La potenzialità di connettersi facilmente con chi è più simile nell’era dell’informazione significa però anche un potenziale isolamento dal mondo esterno e una certa radicalizzazione, come viene dimostrato da alcuni casi di cronaca nei quali i nazionalisti cinesi all’estero, grazie al megafono dei social media, hanno trovato modo di dare voce alle proprie agende ideologiche.

Nel gennaio 2023, un tabellone del campus della NTU contenente informazioni sulle usanze del Capodanno lunare in vari Paesi asiatici è stato vandalizzato – l’autore aveva sostituito la parola “lunare” con “cinese”.

Allo stesso tempo, alcuni studenti cinesi dell’NTU si sono rivolti a Xiaohongshu per esprimere il loro disappunto nei confronti della posizione delle autorità scolastiche che impongono alle organizzazioni studentesche di utilizzare “Capodanno lunare” invece di “Capodanno cinese”. Essi hanno sostenuto che ciò dimostra una mancanza di rispetto nei confronti degli studenti cinesi.

Di fronte alla controversia pubblica, un portavoce dell’NTU ha risposto alle domande dei media sottolineando che il Capodanno lunare non è una celebrazione esclusivamente cinese – l’università ha anche studenti e personale provenienti da Paesi come la Corea del Sud e il Vietnam che celebrano il Capodanno lunare. Pertanto, nello spirito della diversità e dell’inclusività, l’NTU ha deciso di usare “Capodanno lunare” invece di “Capodanno cinese”.

Da sempre, i termini “Capodanno cinese” e “Capodanno lunare” sono stati usati in modo intercambiabile a livello locale. Ma i netizen cinesi che si oppongono all’uso di “Capodanno lunare” ritengono che ciò consentirebbe ad altri Paesi di appropriarsi della festa tradizionale cinese per la propria. “Dopo di ciò potrebbero anche dire che la Festa di Primavera ha avuto origine dal Vietnam e dalla Corea del Sud”, hanno detto i netizen.

Durante la pandemia di Covid-19, un numero maggiore di cinesi è emigrato a Singapore, amplificando l’influenza della comunità. Con l’aiuto delle piattaforme dei social media, le reti sociali dei nuovi immigrati possono perseguire l’agenda del loro Paese d’origine all’estero, con conseguenti implicazioni sociali per i Paesi ospitanti.

Durante la pandemia, alcuni nuovi media di Singapore, rivolti ai recenti immigrati cinesi, hanno pubblicato articoli e post sui social media che promuovevano il vaccino Covid-19 di produzione cinese rispetto al vaccino Pfizer, facilmente disponibile. Questo ha scatenato una notevole discussione all’interno delle comunità di immigrati e ha persino generato pressioni pubbliche.


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