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Come Google si sta mangiando il web

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Il canale Youtube Ciao Internet di Matteo Flora presenta un video, dai toni abbastanza allarmistici, sugli effetti dell’uso di AI Overview da parte di Google.

Google sta cannibalizzando i contenuti con l’AI Overview: risultato? Crolli del traffico fino al 40% su Business Insider e CNN, l’1% degli utenti clicca sulle fonti. Basta una funzione per trasformare Internet in un feudo chiuso, dove solo i big sopravvivono. L’ecosistema che fa vivere blog e progetti indipendenti rischia di sparire entro 12 mesi, se resta questa rotta.

L’intelligenza artificiale non è più una promessa lontana, ma una forza che sta rimodellando in modo rapido il mondo dell’informazione. Matteo Flora spiega come gli strumenti di generazione automatica di testi e contenuti abbiano ormai raggiunto una qualità sufficiente a svolgere molte delle attività quotidiane di una redazione — dalla sintesi di notizie ai pezzi di cronaca più semplici — e questo sta cambiando radicalmente il modo in cui le notizie vengono prodotte, distribuite e monetizzate.

Questa trasformazione mette in crisi due pilastri insieme: il modello economico dei giornali e il ruolo tradizionale del giornalista. Se attività ripetitive e standardizzate possono essere delegate all’AI, le redazioni rischiano di ridursi o di riconvertirsi, con conseguenze sul numero di professionisti impiegati e sulla profondità delle inchieste pubblicate. Non si tratta solo di perdita di posti di lavoro: la facilità con cui si possono generare contenuti pone problemi seri di qualità e responsabilità.

Nel video vengono messe in rilievo tre principali criticità. Esse sono:

la maggiore diffusione della disinformazione: senza adeguati controlli umani, testi e media generati automaticamente possono diffondere errori, distorsioni o falsificazioni in modo molto rapido.

La riduzione della qualità giornalistica: l’automatizzazione tende a privilegiare quantità e velocità rispetto a verifica e contesto, con il rischio che l’informazione diventi più superficiale.

La concentrazione del potere tecnologico in poche grandi aziende: quelle che sviluppano le AI potrebbero controllare sia gli strumenti di produzione sia i canali di distribuzione, indebolendo l’indipendenza di editori più piccoli.

Tuttavia il video non è catastrofista: ha un approccio pragmatico secondo il quale l’AI può essere uno strumento potente per velocizzare ricerche, automatizzare compiti ripetitivi e supportare il fact‑checking preliminare, liberando tempo per inchieste originali, analisi profonde e lavoro di qualità che richiedono senso critico e giudizio umano. Le risorse economiche per mantenere elevati livelli di qualità potrebbero arrivare da contenuti a pagamento, offerte premium e servizi di nicchia che puntino su credibilità e valore aggiunto.

Infine, il video chiede trasparenza e regole: sapere quando e come vengono usati strumenti automatici, definire responsabilità e introdurre standard per limitare abusi. L’idea è che la tecnologia non debba cancellare il giornalismo, ma che serva a ripensarlo: certamente per preservare il ruolo del controllo umano, ma anche per riorientare le competenze professionali e sperimentare nuovi modelli di sostenibilità.

Matteo Flora propone quindi un messaggio duplice e concreto: l’AI mette in discussione scenari consolidati e crea rischi reali per qualità e pluralismo dell’informazione, ma offre anche strumenti capaci di potenziare il lavoro giornalistico se usata con rigore, supervisione umana e modelli economici che premiano l’approfondimento.


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