A cura di @Lowresolution.
Pochi giorni dopo le elezioni, l’hashtag #senzadime, che esprime il rifiuto del popolo del Pd alla possibilità di un’alleanza con il Movimento 5 stelle, diventa trending topic con migliaia e migliaia di condivisioni. Giornali e telegiornali nazionali raccolgono la notizia e ne traggono le naturali conclusioni: gli elettori attraverso i social si sono espressi contro. Anche la politica si allinea alla voce del popolo.
Tutti contenti, sembra una normale evento democratico, possibile grazie alle piattaforme social. Eppure secondo Nicolò Barca e Giacomo Antonelli su The Vision quell’ondata di tweet è stata manipolata artificialmente usando bot e account falsi. Tutto parte da un numero esiguo di account curiosamente attivi, che in poche ore inondano twitter di centinaia di messaggi. Dei primi 1000 tweet che hanno portato #senzadime alla fama mediatica, 519 provengono da 8 account soltanto.
Al di là dei numeri ancora una volta questa vicenda pone domande sulla facilità con cui l’opinione pubblica, e con essa perfino l’agenda mediatica e politica di una nazione, possano essere facilmente manipolate sfruttando le debolezze delle piattaforme social.
Il nodo della questione si trova in questo dettaglio: un numero limitato di persone particolarmente attive può trasformare un sussurro in un “urlo collettivo”, come si è visto in questa, e in altre occasioni, anche per mancanza di analisi da parte dei giornalisti. Il giornalismo di oggi si alimenta naturalmente di ciò che trova larga diffusione sui social media, e non può non farlo; ma i numeri dei social media non possono essere interpretati correttamente senza un’accurata analisi che consideri la facilità con cui si possono manipolare gli hashtag: può infatti accadere che sui primi 71.000 tweet sopracitati, 35.000 siano stati fatti da 500 persone. “Dettagli” che non possono essere trascurati, soprattutto considerando il comportamento degli account più attivi, un numero esiguo, che non possono essere descritti solamente come bot, ma che alternano attività “umane”, come tweet personalizzati e risposte ad altri tweet, ad attività automatizzate, destinate unicamente a ripetere in maniera meccanica il tweet in questione. “Dettagli” che indicano la presenza di un tentativo concertato di manipolare la rilevanza di un hashtag, tradotto poi dai più importanti media del Paese come il sentimento di una parte dell’elettorato del Pd. Quanto questi account abbiano contribuito alla diffusione dell’hashtag è difficile da quantificare con precisione. Quello che possiamo dire con certezza è che senza di loro non saremmo stati qui a parlarne.
Immagine da Wikimedia Commons.
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