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Cosa resta della filosofia della scienza? Breve storia di un fraintendimento

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

In un articolo pubblicato su La Mela di Newton, Andra Meneganzin si interroga sul rapporto tra scienza e pensiero filosofico passando in rassegna alcune opere, tra cui il saggio di Edoardo Boncinelli intitolato La farfalla e la crisalide: la nascita della scienza sperimentale. Il pezzo si chiude con una riflessione sull’importanza che la filosofia della scienza rivestirebbe nella divulgazione scientifica.

Il rapporto che ha legato filosofia e scienza nel corso della storia umana rimane una delle tematiche più controverse e divisive nel dibattito intellettuale, regolarmente rievocato – spesso in tempi di crisi – per difendere la torcia della conoscenza da indegni impostori, e per riassegnare a ognuna i confini dei rispettivi magisteri. I toni sono quelli di un conflitto naturale e inevitabile, e di una irrimediabile incompatibilità di metodi a fronte di fini che guardano in una stessa direzione: se l’obiettivo è far avanzare la conoscenza, una delle due risulterà più efficace dell’altra, una progredirà realmente mentre l’altra no (o sembrerà farlo solo in apparenza), una si dimostrerà capace di uno sguardo lungimirante al futuro, l’altra rimarrà incatenata a una sterile autoreferenzialità.

Quella appena descritta è l’iconografia dell’alternativa tra pensiero scientifico e filosofico. E chiede di schierarci: o dalla parte di esperimenti e misurazioni, o da quella della razionalità aprioristica e dei modelli teorici. Tra il laboratorio e la poltrona non si danno terze vie, né fantasiosi appelli a reciproci benefici. C’è posto per una sola fonte stabile di conoscenza, l’alternativa ne rappresenta al più un freno o un danno.

Immagine da Wikimedia.


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