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Così il Sud arricchisce il Nord: sei miliardi di euro ogni anno si spostano con i fuorisede

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Gianfranco Turano per L’Espresso anticipa e commenta i dati dell’ultimo rapporto Svimez “L’economia e la società del Mezzogiorno”. Il rapporto descrive un fenomeno ormai consolidato da anni, quello dell’emigrazione dal Sud per frequentare le Università del Nord

“Anche quest’anno la meglio gioventù della borghesia meridionale si è spostata in massa verso gli atenei del Centronord, quelli che promettono lavoro sicuro e persino qualificato. I politecnici di Torino e Milano, la Bocconi, la Cattolica, il San Raffaele Vita e salute, la Sapienza di Roma, Iulm, Lumsa, Ied. Privato è meglio. Si entra più facilmente anche se si paga di più”

Un trasferimento non solo di persone, con tutto il loro potenziale umano e professionale, ma anche di risorse economiche destinate al pagamento delle rette universitarie ed ai costi per l’abitazione. Secondo Luca Bianchi, direttore generale di Svimez:

“E’ la nuova questione meridionale […] «La migrazione dei talenti e delle competenze negli ultimi vent’anni ha portato a una perdita di 300 mila laureati al Sud e il saldo dell’ultimo anno disponibile, il 2021, è di -21 mila, con una quota in crescita. Gli emigrati laureati aumentano anche quando aumenta l’occupazione perché sono posti a basso valore aggiunto, nel turismo, nel commercio. Per le immatricolazioni agli atenei del Centro-nord, invece, si parla di un quarto di iscritti che vengono dal Sud”

Il fenomeno è confermato dall’Istat in un recente focus su I giovani del Mezzogiorno (PDF):

“Per i giovani del Mezzogiorno, la migrazione universitaria – che si attiva soprattutto verso gli atenei settentrionali – assume proporzioni considerevoli: coinvolge oltre un caso su quattro all’atto dell’iscrizione, e oltre un terzo al conseguimento della laurea”

Dati ancor più preoccupanti se letti alla luce dell’andamento demografico attuale:

“Proiettato in un futuro più vicino, lo scenario della nuova migrazione diventa catastrofico se l’aspetto di depauperamento patrimoniale si combina con il cosiddetto inverno demografico”.


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