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Diario di un finto rifugiato nel ghetto di Stato

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Su suggerimento di @Camilla

Il giornalista Fabrizio Gatti de L’Espresso si è infiltrato per una settimana nel Cara di Foggia per sperimentare in prima persona le condizioni di vita dei migranti.

Niente lenzuola, a volte solo un asciugamano fradicio di sudore sotto le coperte di lana. Nemmeno un armadietto hanno messo a disposizione: ciabatte e scarpe sono sparse sul pavimento, i vestiti di ricambio dentro sacchetti di carta. Rischio di calpestare una serpentina incandescente, collegata alla presa elettrica da due fili volanti. Qualcuno sta preparando la colazione per poi andare a lavorare nei campi. Cucinano per terra. Se scoppia un incendio, è una strage.

 

Immagine da Pixabay


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