Secondo le stime preliminari dell’Istat il PIL nel secondo trimestre 2017 è cresciuto dello 0,4 % sul trimestre precedente. Ne parla un articolo sul Mattino:
È il decimo segno positivo consecutivo. Dieci trimestri sono due anni e mezzo di crescita a passo moderato e costante. Confortano anche i dati Eurostat, con la produzione industriale italiana cresciuta a giugno del 5,3% su base annua contro il 2,6% di Eurolandia. Ma se si guarda il livello del 2010, la produzione italiana è ancora a 96,8 mentre la media dell’area euro è di 107,3. Siamo quindi in un periodo d’oro, tale da cambiare nel profondo le aspettative oppure l’Italia è ormai troppo fragile nella sua struttura per cogliere l’occasione? Tocca agli economisti provare a scrutare e a suggerire ricette. Il decano di loro – il prossimo Natale farà 80 anni – è Alberto Quadrio Curzio.
Il quale esordisce con una premessa: «C’è la ripresa, vero. Ma non dimentichiamo che la crisi che abbiamo attraversato dal 2008 al 2014 è stata la più grave dal dopoguerra. E l’Italia ha retto. C’è stata tenuta sociale, non sottovalutiamolo». Merito, secondo l’economista valtellinese, del «diffuso senso di responsabilità anche da parte sindacale». La crisi è stata anche – come dicono i cinesi – un’occasione. Il sistema imprenditoriale italiano non solo ha retto il colpo ma si è trasformato e finalmente ha imparato a migliorarsi senza le scorciatoie della svalutazione. «Anzi – sottolinea Quadrio Curzio – l’euro si è persino rafforzato. Ora l’Italia ha un settore manifatturiero potentissimo, secondo in Europa dopo la Germania per avanzi commerciali».
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