Su Doppiozero, Gianfranco Bettin riflette sui risultati del referendum.
A volte è vero che le sole battaglie che si vincono sono quelle evitate. È vero, fuor di metafora, soprattutto per quelle cruente, in cui si sparge il sangue. Non se ne evitano mai abbastanza.
Le battaglie politiche e sociali, però, sono altro dalla metafora e dalla realtà bellica, per fortuna. Ce ne sono diverse che, invece, vengono perse in partenza proprio perché evitate. Non vengono combattute e, dunque, lasciano le cose come stanno. Ingiuste, inique, discriminanti. Non ci si prova nemmeno, a cambiarle, pur reputandole tali.
Prendiamo gli obiettivi di tutela del lavoro ed estensione dei diritti al centro dei quesiti referendari dell’8 e 9 giugno scorsi. Una sconfitta, certamente, per chi li sosteneva, in primo luogo della sinistra politica e sindacale.
Cosa avrebbe significato, tuttavia, non dare questa battaglia? Semplicemente, lasciare le cose come stavano. Non provarci nemmeno, appunto.
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