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Duemila anni di arte rubata

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Emanuela Pulvirenti sul suo blog Didatticarte parla di come da quando esista l’arte esistano persone disposte a rubare per ottenerla.

Generalmente il furto (che può avvenire in un museo, una chiesa, ma anche attraverso uno scavo clandestino) viene compiuto per rivendere il bene, sia autonomamente che su commissione. Ma in alcuni casi il furto viene messo in atto per ottenere un riscatto, per ricattare lo Stato, per un’azione dimostrativa oppure per tenere l’opera per sé.

L’articolo ripercorre brevemente i più famosi furti di opere d’arte della storia, a partire dalle ruberie di Verre in Sicilia, denunciate da Cicerone, passando per i quattro cavalli bronzei dell’ippodromo di Costantinopoli, rubati dai crociati, fino a episodi più recenti come le spoliazioni napoleoniche.

Per andare a tempi più recenti, è d’obbligo citare il furto della Natività dipinta da Caravaggio nel 1600. Trafugata nella notte del 17 ottobre 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, tagliandola con una lametta dalla cornice, non è mai stata ritrovata. Le indagini si sono orientate subito verso la pista mafiosa ma i membri dei clan che hanno citato il dipinto durante i processi non hanno mai dato elementi utili al ritrovamento. Uno di loro raccontò che dopo il furto la tela venne arrotolata danneggiandosi irrimediabilmente e lui stesso ne avrebbe bruciato i resti. Un altro affermò che la tela sarebbe stata ancora integra e che la mafia voleva usarla per una trattativa con lo Stato in cambio di un alleggerimento delle pene per i reati di mafia. Un pentito disse che un boss lo usava come scendiletto e che il dipinto veniva esposto durante le riunioni dei mafiosi come segno del loro potere.


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