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Fare palestra per non impazzire

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Lo scrittore e giornalista Alcide Pierantozzi, in questo articolo dal titolo Fare palestra per non impazzire, pubblicato sul magazine online Lucy. Sulla cultura racconta la sua vita da paziente psichiatrico.

Del corpo non ci si può fidare quando si ha un grave disturbo psichico. Anche gli psicofarmaci alterano le percezioni sensoriali e hanno importanti conseguenze sul fisico. In questo toccante pezzo autobiografico, allenarsi in palestra può rappresentare un argine alla malattia.

Il racconto di quello che l’autore prova è accurato e, a tratti, disturbante in quanto si sente che le parole sono scelte con cura per cercare di trasmettere il disagio provato.

Pierantozzi afferma che la scelta di allenarsi in palestra in modo intensivo, almeno tre ore al giorno sei giorni su sette, gli è necessaria come reazione agli effetti collaterali dei farmaci che prende, e che, secondo i suoi medici, dovrà prendere per tutta la vita.

Eccomi, con la felpa e il cappuccio perché ho sempre freddo, con lo sguardo nittitante da antipsicotici, con una certa urgenza sudaticcia nelle mani, ma ancora in catalessi mentre guardo gli altri che si allenano. Mi sto svegliando da un’immobilità minerale. Sotto i piedi comincia ad ardermi una fiamma piccola. Ho una massa di cento chili per un metro e novantadue e occupo parecchio spazio, anche se il peso della mia disabilità psichica eccede di molto quello del corpo.

[…]

Dal 2020 prendo sette pasticche al giorno per sopravvivere, cinque la mattina e due dopo cena. Noradrenalina-dopamina, paroxetina, antipsicotici e antiepilettici, in due uniche indigeribili razioni.

Dal 2020 mi alleno tre-quattro ore al giorno, sei giorni su sette, e ho cambiato del tutto fisionomia: anche se la mia vita è un continuo crollo d’ossa, ho trenta kg di muscoli in più e la pelle luccicante di un ventenne. Se ricorro al reagente della sauna non è per vanità: farmi colare il corpo addosso è diventata una liturgia serale di svelenamento.


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